Il liquido seminale di uomini che hanno avuto una leucemia o un linfoma in età pediatrica
Negli ultimi cinquanta anni l’incidenza del cancro in età infantile è aumentata costantemente in tutto il mondo.
I successi nel trattare questo tipo di patologie hanno portato, come conseguenza positiva, ad una maggiore sopravvivenza di questi bimbi e tutto ciò ha determinato anche un significativo cambiamento negli atteggiamenti e nelle aspettative dei genitori e degli stessi pazienti.
Mentre prima le ansie e le preoccupazioni principali erano focalizzate sulla sopravvivenza ora queste si sono spostate sugli effetti tardivi che le terapie subite per il cancro possono avere determinato.
Diversi studi epidemiologici che hanno coinvolto più di 11.000 pazienti, sopravvissuti dopo un cancro avuto in età infantile, hanno mostrato una significativa diminuzione della loro fertilità rispetto ai fratelli che non avevano avuto alcun problema oncologico; in particolare si è riscontrato che uomini con una diagnosi di linfoma di Hodgkin, di linfoma non-Hodgkin o di leucemia, in età infantile, hanno una minor probabilità di essere fertili rispetto alla popolazione generale con un rapporto di rischio rispettivamente di: 0,34, 0,60 e 0,70.
Ora questo studio, proposto da alcuni ricercatori canadesi dell’Università McGill di Montreal e pubblicato su "PLoS One", sembra confermare queste prospettive osservando come uomini, sottoposti ad un trattamento per un tumore delle cellule del sangue, hanno un numero di spermatozoi minore rispetto ai fratelli, che queste problematiche non hanno avuto, e devono ricorrere più frequentemente, per avere un figlio, ad una tecnica di riproduzione assistita.
Non è ancora chiaro se il danno al DNA e alla Cromatina, prodotto dalle terapie subite, possano, diversi anni dopo la guarigione dal cancro, spiegare una dispermia.
In questa ricerca pilota si sono esaminati i vari parametri del liquido seminale e si è visto che questi maschi con una diagnosi di tumore del sangue, in fase pre puberale o post-puberale, indipendentemente dall’età presentavano un rischio più alto di avere un numero ridotto di spermatozoi mentre, quando vi erano spermatozoi, le probabilità che questi avessero anomalie del DNA e/o della Cromatina erano comunque simili a quelle osservate nella popolazione generale.
E’ emerso inoltre che soprattutto i maschi, che in età pediatrica avevano ricevuto una terapia con agenti alchilanti, presentavano un’oligozoospermia mentre l'esposizione alle antracicline, in particolare alla doxorubicina, sembrerebbe determinare conseguenze a lungo termine sull'integrità degli spermatozoi.
Questa ricerca evidenzia l’importanza di condurre ulteriori studi sulla fertilità di questa popolazione di uomini e la necessità di informare i genitori e i pazienti, quando adulti, del potenziale impatto non positivo a lungo termine sulla loro fertilità, indipendentemente dall'età in cui era stata fatta la diagnosi e la relativa chemioterapia.
Fonte:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6922400/
Altre informazioni:
Beretta G. (2015) Iatrogenic Infertility. In: Clinical Management of Male Infertility. Springer, Cham. https://doi.org/10.1007/978-3-319-08503-6_15