Marijuana THC e fertilità umana

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Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

 

Marijuana THC e fertilità umana.

Questa relazione è tuttora controversa e non ancora ben chiarita ma continuamente presente in numerose discussioni, su vari media, in news, articoli e in alcune trasmissioni televisive più o meno serie e documentate.

Sono soprattutto le infiorescenze delle piante femminili della Canapa Indica che contengono il principio attivo Delta-9-Tetraidrocannabinolo (THC) che rende la marijuana un prodotto illegale per tutti gli effetti psicotropici, euforizzanti e capaci a volte di scatenare attacchi di panico, paranoie e crisi ansiose.

 

 

Sappiamo comunque che l’uso non saltuario e frequente della marijuana per scopi ludici può determinare, in alcuni casi, problemi sulla capacità di una coppia di avere un figlio perché il THC è capace di non far ben funzionare alcuni recettori, presenti a livello dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadale, cioè il sistema anatomico complesso che permette ad una coppia di produrre gameti fertili e di avere così un figlio senza problemi.

L’uso abituale della marijuana sembra ridurre il numero di spermatozoi capaci di fertilizzare un ovocita. In una ricerca, pubblicata già quattro anni fa, si era infatti osservato che fumare canapa più di una volta alla settimana determinava una riduzione del numero complessivo di spermatozoi del 29%; nessun problema invece è era notato sulla morfologia e sulla motilità attiva dei gameti maschili.

 

 

Un lavoro clinico più recente ha mostrato invece che l’uso della marijuana in realtà sembrerebbe addirittura aumentare il numero di spermatozoi, dato questo però che, nella ricerca indicata, non si è riusciti a collegare direttamente con la reale capacità di essere fertili da parte di questi maschi consumatori seriali di canapa.

Un’altra ricerca americana, condotta nel 2007, sembra poi confermare un ritardo dell’ovulazione nelle donne che avevano fumato marijuana più di tre volte nei tre mesi precedenti all’indagine; questo dato potrebbe suggerirci che alcune coppie, che hanno già problemi di sub-fecondità od infertilità, potrebbero avere un ulteriore danno nella loro fisiologica capacità di concepire un bimbo sano.

 

 

Come si vede i dati oggi disponibili sono ancora tutti da verificare e sicuramente sono necessarie ulteriori indagini più mirate, più corpose, non solo retrospettive e dove siano riportati con più precisione i reali consumi di THC che vengono fatti dai nostri pazienti; solo così si potrà confermare o meno i legittimi sospetti che il THC, usato in modo continuativo e per scopi prevalentemente ludici, non faccia proprio bene alla fertilità complessiva di una coppia.

 

Altre informazioni:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29273628  

http://www.cmaj.ca/content/191/23/E638    

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26277482 

https://academic.oup.com/aje/article/182/6/473/82600 

https://academic.oup.com/humrep/article-abstract/34/4/715/5307080?redirectedFrom=fulltext 

https://soundcloud.com/cmajpodcasts/181577-five 

https://link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-319-08503-6_15 

https://link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-319-08503-6_3

 

Data pubblicazione: 20 giugno 2019

2 commenti

#1
Foto profilo Dr. Giulio Biagiotti
Dr. Giulio Biagiotti

Interessante argomento. Finora nessuno studio , immagino per oggettiva difficoltà, ha potuto esibire dati sulla reale quantità di THC e sulla reale frequenza di assunzione, il che rende il tutto abbastanza "fumoso". Di certo la competizione recettoriale a livello ipotalamo ipofisario si estrinseca in un iperestrogenismo relativo ma i dati sull'argomento sono ancora mal interpretabili.
un caro saluto

#2
Foto profilo Dr. Giovanni Beretta
Dr. Giovanni Beretta

Caro Giulio,
mi sembra che hai ben centrato le varie criticità riferite agli attuali lavori scientifici sull’argomento che devono essere sempre ben tenute presenti.
Sempre un caro saluto.

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