Infertilità maschile, malattie a trasmissione sessuale e leucospermia
Infertilità maschile, malattie a trasmissione sessuale, leucospermia.
Questi tre dati negativi, già noti per essere tra di loro collegati, hanno ricevuto un’ulteriore conferma da una ricerca, condotta da alcuni ricercatori turchi e pubblicata sull’importante rivista “Andrologia”.
Lo studio in questione ha preso in considerazione uomini di coppie che non riuscivano ad avere un figlio e che si erano rivolti al Centro Infertilità del Policlinico Universitario di Istanbul.
Fatte le dovute selezioni per omogenizzare i campioni sono stati presi 50 pazienti, senza sintomi se non la difficoltà di avere un figlio, divisi a loro volta esattamente in due gruppi pari, in base alla loro leucospermia, valutata secondo i criteri suggeriti nel 2010 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
25 pazienti presentavano un numero di leucociti nel liquido seminale superiore a un milione per ml (valore medio 3,4 milioni /ml) e 25 invece presentavano valori di leucospermia inferiori al milione per ml.
A questo punto si è fatta la ricerca del DNA di Chlamydia trachomatis, Neisseria gonorrhoeae, Trichomonas vaginalis, Mycoplasma hominis, Mycoplasma genitalium, Ureaplasma urealyticum ed Ureaplasma parvum sui campioni di urina di tutti gli uomini arruolati nella ricerca riscontrando una positività ai microrganismi testati in 12 casi dei 25 con leucospermia alterata (U. parvum 10, U. urealyticum 3, M. hominis 3) e in 9 soggetti sui 25 che costituivano il gruppo di controllo (U. parvum 7, U. urealyticum 2, M. hominis 1).
Nessuna differenza statisticamente significativa è stata invece riscontrata tra i due gruppi di uomini infertili valutati e neppure tra la positività ai microrganismi rilevati e i relativi parametri alterati del liquido seminale.
A dispetto di questo dato, ancora comunque tutto da verificare, sembrerebbe emerge un dato significativo e cioè l’alta incidenza di malattie a trasmissione sessuale, asintomatiche in uomini che presentano un problema ad avere un figlio e quindi la necessità di fare sempre, meglio in presenza di un sospetto ragionevole, un’indagine mirata di tipo colturale e anche una ricerca del DNA di questi microrganismi patogeni.
Fonte:
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/and.13127?af=R
Altre informazioni: