Dopo l'intervento alla prostata il pene si accorcia di un centimetro ogni anno
Dopo l’intervento di asportazione della prostata per un tumore il pene comincia ad accorciarsi di 1 cm all’anno. E’ quanto emerso all’ultimo congresso della Società Americana di Medicina Sessuale SMSNA tenutosi a Miami dall’8 all’11 di Novembre.
I dati sono stati riportati da uno studio effettuato dal gruppo Italo-Americano composto dal Prof. Paul Perito di Miami e dal Prof. Gabriele Antonini dell’Università Sapienza di Roma.
Dopo un intervento così importante come questo purtroppo inevitabilmente viene alterata la vascolarizzazione dei corpi cavernosi del pene. Questo determina una ipovascolarizzazione e una ipo-ossigenazione delle arterie del pene che crea una diminuzione dell’elasticità e determina lo sviluppo di tessuto fibrotico con evidente riduzione della lunghezza e della circonferenza del membro. Anche le innovative tecniche robotiche il più delle volte non preservano dal rischio di questa affezione.
Come ovviare a tutto questo?
La soluzione è la “Bombita”. Così viene chiamato in Florida ed in centro-sud America il dispositivo endocavernoso idraulico che permette attraverso due cilindri gonfiabili che vengono posizionati nel pene ed un piccolo meccanismo a forma di “Bomba” posto nello scroto di arrestare il processo fibrotico di accorciamento del pene e di ripristinare una normale e soddisfacente attività sessuale.
Addirittura da un altro studio psicosessuologico si è visto che sono le mogli preoccupate per la depressione ed il blocco emotivo dei mariti per la diminuzione delle dimensioni che li accompagnano per la Bombita.
Tutto viene eseguito in regime di Day Surgery con un accesso chirurgico rivoluzionario mini-invasivo di soli 2 cm sulla pancia. La tecnica avveniristica codificata dai due chirurghi permette di risolvere il problema in appena 15 minuti e fermare il processo cronico di accorciamento dell’asta. L’uomo al momento di avere un rapporto tocca questa piccola pompa inserita tra i due testicoli e gonfiando i cilindri manda il pene in erezione. Il dispositivo è completamente invisibile perché posto all’interno del corpo ed è paragonabile ad un qualsiasi dispositivo protesico da impiantare chirurgicamente.
Possono beneficiare di questo non solo i pazienti oncologici ma tutti quei pazienti affetti da disfunzione erettile ed in particolare da quelli con diabete in cui il processo fibrotico del pene è sovrapponibile egli effetti della chirurgia pelvica.
In conclusione il take home message è che se dopo 6 mesi dalla prostatectomia radicale il paziente non riprende una normale attività la protesi al pene è la soluzione del problema.
https://www.antoniniurology.com/se-il-pene-saccorcia-bombita-e-la-soluzione/