Lo spermatozoo, precoce e fedele "spia" di una contaminazione ambientale
Le sostanze inquinanti, che si trovano nell'ambiente, possono essere rilevate anche negli spermatozoi ed il liquido seminale di maschi adulti potrebbe essere un importante indice di valutazione del grado di contaminazione ambientale in particolari territori esposti ad importanti fattori di inquinamento.
E’ questa l’interessante idea di un andrologo, responsabile dell’Ambulatorio pubblico di Andrologia della Asl di Salerno, Luigi Montano, che ha pensato di utilizzare gli spermatozoi come "indici" per valutare il grado di “contaminazione” delle popolazioni maschili, esposte alle sostanze inquinanti che caratterizzano un territorio particolarmente devastato come la “Terra dei Fuochi”.
Gli spermatozoi potrebbero cioè essere delle "spie precoci" di un eventuale danno biologico ed indicarci urgenze, misure e programmi mirati per attuare una corretta prevenzione primaria.
Il progetto di ricerca, chiamato”EcoFoodFertility”, è stato condotto in collaborazione con diversi Centri di ricerca universitari, sia nazionali che internazionali, e con il CNR.
Questo studio, in particolare, è stato condotto su 175 uomini di età fertile, selezionati su 1000 casi valutati, caratterizzati da abitudini di vita corrette (non fumatori, non uso di alcool, assenza di sovrappeso) e non esposti professionalmente a particolari situazioni “inquinanti”; di questi 70 erano residenti in zone ad alto impatto ambientale (cioè la “Terra dei fuochi”) e 105 in zone a basso tasso d’inquinamento.
I primi risultati di questo lavoro preliminare hanno mostrato una maggiore percentuali di alterazioni nei parametri del liquido seminale e danni al DNA negli spermatozoi dei maschi che abitavano nei territori inquinati.
Qui dobbiamo ricordare che il collega Montano aveva già presentato una parte di tale ricerca all’ultimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia, svoltosi a Napoli il giugno scorso e per questo era stato da noi premiato come una delle migliori comunicazioni scientifiche ascoltate in quella sede.
Lo studio ora, meglio articolato, è stato presentato al Convegno Internazionale di Teratologia ad Amsterdam ed il lavoro è stato pubblicato agli atti della rivista “Reproductive Toxicology”.
“ll punto di partenza – dice Montano - è che il liquido seminale oltre a “bioaccumulare” taluni contaminanti ambientali, è al contempo un sensore affidabile della qualità dell’ambiente ed una sorta di sentinella della salute complessiva di un individuo. L’estrema sensibilità degli spermatozoi agli stress endogeni ed esogeni, farebbe di queste cellule ottimi e precoci indicatori del rischio biologico per le popolazioni, potenzialmente in grado di prevedere future patologie legate sia agli inquinanti ambientali sia ad abitudini di vite errate”.
Da questo Studio preliminare è partito ora una valutazione prospettica su 160 maschi adulti che dovrebbe costituire una prima tappa che coinvolgerà poi anche altre zone “inquinate”, presenti sia sul nostro territorio nazionale che in altri paesi europei come l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Polonia, fino ad arrivare alla Spagna, Germania e Grecia.
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