Sub fertilità maschile: le colpe dei padri ricadranno sui figli?
Sui figli forse no, ma di sicuro ricadono sugli spermatozoi che dovrebbero partecipare alla formazione dell’embrione e, di conseguenza, sulla fertilità di coppia.
Segnalo al lettore una bella review di marca strettamente italiana che è stata appena pubblicata:
Gli autori hanno svolto un immane lavoro rivisitando più di 150 pubblicazioni che trattano di epigenetica ovvero dei meccanismi coi quali l’ambiente e lo stile di vita concorrono insieme all’età paterna a rendere meno “fertili” gli spermatozoi.
È la conferma che non esiste una causa univoca per l’infertilità maschile ma che la dispermia (l’insieme delle alterazioni degli spermatozoi che diminuiscono la fertilità potenziale) è, in sostanza, multifattoriale.
Se è vero questo assunto è probabilmente vero anche che non esiste la cura univoca ma che sta al clinico che si occupa di fertilità maschile indagare quali sono i fattori che azzannano gli spermatozoi e agire per rimuoverli quando questo è possibile aiutandosi con i farmaci quando il margine terapeutico esiste.
Per margine terapeutico intendo il preventivo bilancio che il clinico fa nella sua testa tra la probabilità di far danni e quella di ottenere qualcosa di utile prescrivendo l’assunzione di un farmaco. Si presume che il clinico conosca la patologia e la farmacologia e che abbia avuto occasione di verificare nella pratica come ogni azione di questo tipo vada attentamente valutata sul singolo paziente.
Specie nella infertilità maschile è facile che si vada in sovradosaggio non solo con le terapie ormonali ma anche coi semplici antiossidanti i quali sembrano facili da maneggiare e non lo sono.