Carni rosse cancerogene? Calma e sangue freddo
A dar retta a quello che si legge sui titoli dei giornali in tema di alimentazione ce ne sarebbe abbastanza per correre in farmacia a far scorta corposa di antidepressivi se non di antischizofrenici.
Orbene, poniamo il caso che un convegno di esperti di alimentazione faccia due conti di tipo epidemiologico. Di fronte ai dati statistici viene fuori che il cancro del colon è in aumento.
Gli esperti di alimentazione, per la maggior parte anglosassoni, pensano a quello che hanno mangiato a colazione, bacon-eggs, e a quello che hanno mangiato a pranzo, un bell’hamburger che essendo abbastanza insipido di suo era condito con pancetta grigliata. Ci ponzano un po’ sopra e si deprimono. La depressione però va condivisa per cui niente di meglio che passare all’ufficio stampa un trafiletto secondo cui, “probably”, sottolineo il termine anglosassone che in italiano diventa “probabilmente”, le carni “processed” ovvero carni lavorate andrebbero messe nel calderone dei cancerogeni di cui aver paura.
Imputati sono il sale, i composti chimici aggiunti per evitare che le carni scuriscano, l’affumicatura e i grassi che friggendo in padella si denaturano abbastanza da risultare se non pericolosi almeno difficilmente digeribili.
La notizia, ghiotta, rimbalza, al solito, come la pallina matta e sui titoli di qualche blasonata testata si legge che le carni rosse sono sotto accusa come le sigarette e l’asbesto.
Il lettore medio che, proprio in quel momento, stava mangiando un saporito panino col salame quasi si strozza e sputa tutto. Poi si fa due conti e si dice tutto considerato potrebbe passare al formaggio vegetale e a quegli hamburger di non-carne-ma-che-sanno-di-carne risolvendo il problema.
L’incauto però non sa, ma solo perché non lo ricorda, che neanche tanto tempo fa un simile allarme era stato dato riguardo la composizione di questi che contengono proteine della soya, funghi prataioli, agar e sostanze chimiche che ne rendono il sapore quasi accettabile. Anche allora, dopo l’iniziale clamore mediatico sugli endocrine-disruptors presenti, qualcuno si rese conto che l’allarme era stato dato per “ probably”.
Studi successivi stabilirono che “probabilmente” era sempre la dose che faceva il veleno, ovvero che se ci si abbotta di pancetta affumicata e di hamburger vegani qualche serio mal di pancia lo si rimedia.
Se, invece, tutta questa storia la si rilegge in chiave di marketing strategico si potrebbe arguire (sgamare) che “ probabilmente” c’è una lotta tra produttori di carne e quelli della soya per la conquista di qualche fetta di mercato.
Cosa c’entra in un blog di un andrologo quanto sopra?
C’entra. L’alimentazione squilibrata azzanna la produzione e la qualità degli spermatozoi. Probabilmente, evitare gli eccessi di uno o di un altro alimento aiuta coloro che sono alla ricerca del figlio che non arriva. Non sarà risolutivo ma vuoi vedere che una mano la dà?