Le tre C della sessualità maschile
Di recente, in un blog di queste parti, si è affermato che corpo, cuore e cervello formano una triade che dovrebbe esercitare o che dovrebbe essere esercitata per la buona riuscita del rapporto sessuale. Sacrosante parole in quanto la comunicazione all’interno della coppia e di questa verso il mondo esterno è passata, visti i modelli sociosessuali di riferimento in voga al momento , decisamente in secondo piano. Vengono preferiti modelli in cui l’apparenza estetica e la potenza della grandezza del pene sono, artatamente, diventati gli aggettivi qualificanti di un buon rapporto sessuale e della soddisfazione femminile. Magari fosse così semplice. L’attenzione ossessiva per le dimensioni del pene e la relativa dismorfofobia unita alla incapacità del controllo della eiaculazione stanno mandando in depressione reattiva una sempre più folta schiera delle ultime generazioni maschili. Non secondaria appare anche la tendenza al rovesciamento delle identità sessuali in cui la femmina da preda diventa predatrice e rovina secoli di buone maniere e di adattamento maschile ad un ruolo di preminenza che , obsoleto, è stato ficcato nella spazzatura, giusto o sbagliato che sia.
Il corpo tende a manifestare la sua incompetenza ai modelli precostituiti e il cuore non riesce più a mandare sangue abbastanza a far funzionare insieme pene e cervello come le cronache di questi tempi sembrano dimostrare.
Sarebbe bello tornare alle tre C di qualche decennio fa, maschiliste se vogliamo, ma niente affatto deleterie : quando un buon rapporto sessuale si realizzava quando si era Calmi, Comodi e Carezzati…