Protesi peniene, poche in Italia!
Questo è un dato emerso al recente Congresso della Società Italiana di Urologia (SIU) che si sta svolgendo in questi giorni a Riccione.
Il fatto che si facciano pochi impianti protesici, solo 1200 l’anno scorso su tutto il territorio nazionale, di fronte al dato più consistente di 400.000 italiani che presenterebbero un grave deficit dell’erezione che non risponde alle normali terapie oggi disponibili, sorprende il nostro mondo urologico.
Comunque un tentativo di analisi di questo fenomeno è stato fatto da Fulvio Colombo, Responsabile della Struttura Dipartimentale di Andrologia del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, arrivando alla conclusione che un impianto protesico è una soluzione al problema "deficit erettivo", non ancora ben conosciuta; troppe le paure e le resistenze culturali ancora presenti a cui oggi si aggiungono anche le difficoltà economiche contingenti di molte strutture pubbliche ad offrire una tale chirurgia, comunque costosa, in un periodo, come quello attuale, dove le finanze regionali e dello Stato poco sembrano essere pronte a rispondere.
Molti invece sono gli uomini, di età compresa tra i 50 e i 60 anni ed alcuni anche più giovani, che, dopo un intervento per un tumore al retto, alla vescica e alla prostata, o in presenza di una importante vascolopatia, neuropatia o di un diabete, non riescono più ad avere una valida rigidità, neppure utilizzando le varie terapie farmacologiche oggi in commercio (si calcola 3 uomini su 10), e che potrebbero riprendere invece una loro regolare vita sessuale con l’uso di una protesi peniena.
Sappiamo, come urologi, che un intervento in presenza di un tumore della prostata, sia utilizzando la chirurgia classica che le tecniche laparoscopiche o robotiche che tendono a risparmiare i nervi deputati a scatenare un’erezione, porta comunque nel 50% dei casi ad un insuccesso e quindi, a problematica oncologica risolta, una vita sessuale quasi azzerata.
Oggi le protesi idrauliche tricomponenti, di ultima generazione, permettono di riottenere un’erezione valida che può permettere la ripresa di una regolare vita sessuale, anche di tipo penetrativo.
Rimane il problema del costo del dispositivo protesico e della relativa complessità dell’impianto che richiede strutture adeguate e chirurghi urologi preparati ad affrontare questo tipo di chirurgia anche nella sue varie prospettive andrologiche e psicologiche.
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