Per curare la sterilità maschile ... giusti consigli con la giusta terapia
La sterilità maschile oggi deve essere considerata sintomo di patologia andrologica da individuare e giovarsi quindi di un trattamento quanto più possibile etiologico.
Riconosciamo quindi i seguenti approcci terapeutici:
- Approccio etiologico razionale con terapie ormonali: documentata carenza endocrina;
- Approccio razionale terapie ormonali: effetto stimolatorio sulla spermatogenesi senza evidenti carenze endocrine;
- Approccio razionale con terapie antibiotiche: presenza di infezioni conclamate del tratto genito-urinario;
- Approccio razionale con trattamenti decongestionanti;
- Approccio razionale tramite trattamento antiossidante;
- Approccio empirico nutraceutico.
“Giusti consigli e giusta terapia” è il duplice binomio da adottare nel trattamento della sterilità maschile:
- Smettere di fumare o/e di esporsi a possibili inquinanti estrogenici, come pesticidi e droghe;
- Cura delle flogosi croniche di coppia per ridurre i ROS generati dai leucociti, cura delle prostatiti e/o vescicoliti batteriche, virali e aspecifiche;
- Utilizzo delle gonadotropine ipofisarie non solo nei di ipogonadismo ipogonadottropo, ma anche quando esiste un documentato ipogonadismo funzionale per scarsa pulsatilità endogena delle stesse;
- Aumentare la frequenza delle eiaculazioni spontanee e/o dei rapporti sessuali nei periodi non fertili della donna per rinnovare il pool di spermatozoi utilizzabili al momento della fecondazione spontanea o/e delle tecniche di PMA;
- Ridurre l’ipertermia scrotale (varicocele, testicolo mobile, adiposità del pube, saune, indumenti, computer, cellulare etc.);
- Uso di trattamenti con antiossidanti orali per minimizzare lo stress ossidativo non solo nella terapia finalizzata a concepimento del tutto spontaneo, ma soprattutto prima di una ART.
Nel 30% dei casi di infertilità maschile non si può però risalire ad una chiara causa di alterazione ormonale. In queste categorie di soggetti è pertanto necessario un approccio “empirico” al problema, quale l’utilizzo di terapie antiossidanti e decongestionanti in associazione o meno con terapie antibiotiche. Lo stress ossidativo è, ad oggi diagnosticabile grazie ad innovative tecniche diagnostiche come il test sulla frammentazione del DNA, la valutazione dei radicali liberi seminali e il dosaggio degli antiossidanti, particolarmente utili anche nel monitoraggio terapeutico. Riscontrato il problema, il clinico può approcciarsi mediante la somministrazione di antiossidanti specifici a seconda del tipo di danno: vitamina E, glutatione e licopene per contrastare la lipoperossidazione di membrane; vitamina C ed n-acetil-cisteina per i danni al DNA; L-carnitina, Carnosina, pentossifillina ed inositolo per la protezione mitocondriale.
Il giusto bilancio tra i diversi antiossidanti consente il loro ripristino funzionale.
Da nostri dati preliminari emerge un vantaggio nell’utilizzo di queste terapie per la loro efficacia in tempi più brevi rispetto alle terapie ormonali.
In presenza di congestioni ghiandolari con alterazione di parametri seminali l’approccio decongestionante può ripristinare in tempi medio-brevi il quadro seminologico (es.meliloto associato a selenio ed olio di borragine).
Necessario inoltre l’approccio antibiotico in presenza di infezioni come micoplasma e clamidia, frequenti a livello dell’apparato maschile.
Prof. Lamberto Coppola
Andrologo - Ginecologo - Sessuologo