Papà vecchio... figlio più sano?
Una recente ricerca, presentata in questi giorni al meeting annuale dell'American Association of Physical Anthropologists, sembra smentire che i padri “anziani” siano responsabili di trasmettere mutazioni genetiche “negative”, provocando autismo, schizofrenia od altre patologie importanti.
Spermatozoi al microscopio
Quest'ultimo studio invece rivela che i papà, che hanno avuto figli in età “avanzata”, in realtà sembrano avere prole più “sana”.
Con l'invecchiamento dei padri infatti sembrano allungarsi i telomeri, che vengono dati in eredità ai propri figli; i telomeri sono sequenze di DNA poste alle estremità dei cromosomi, non codificante e capaci di proteggere la prole da invecchiamento e malattie.
Il DNA è invece l'acido desossiribonucleico, cioè la struttura che fornisce tutte le informazioni genetiche necessarie per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli organismi viventi.
Questo effetto di "allungamento" dei telomeri è potenziato ed amplificato nel corso delle generazioni, infatti anche l'età del nonno paterno sembra essere associata a telomeri ancora più lunghi nei nipotini.
Per ogni decade in più presentata dai propri padri, al momento del concepimento, i telomeri dei figli e delle figlie si allungherebbero del 4 per cento.
Questi nuovi dati, presentati e pubblicati sulla rivista Science, ci suggeriscono quindi che i bimbi, nati da padri e con nonni più anziani, possono ereditare i telomeri che li destinano a diventare più anziani e dei veri "patriarchi".
Fonte:
http://www.sciencemag.org/content/336/6081/539.summary
Altre informazioni:
https://www.medicitalia.it/minforma/andrologia/660-miti-e-realta-sul-maschio-infertile.html