Gli adolescenti e la cultura della paura
Sono di ritorno da una serie di conferenze alle scuole medie di San Lazzaro di Savena (grosso paesone alle porte est di Bologna), naturalmente sulla andrologia. E naturalmente erano stai previsti incontri con gli allievi in una auletta dedicata. Ho incontrato circa un centinaio di ragazzini adolescenti. E sono rimasto sorpreso: felicemente.
A parte un caso, noto ai servizi sociali come soggetto a comportamenti bullistici e violenti, tutti gli altri erano ragazzi educati, timidi e allegri. Magari entravano nell’ auletta caracollando sul cavallo dei pantaloni, ma poi due parole e si parlava tranquilli. Gente ben lontana dai campioni propinatici da internet e dalla televisione e dai giornali, che ingenerano la falsa credenza, non nel senso di comò, che gli adolescenti di oggi siano epitomi di Jack lo Squartatore e del Mostro di Foligno.
Erano ragazzi normali, mi si passi il termine, e ben lontani dai pruriginosi egocentrici che siamo indotti a pensare. Spesso stimolati dalle ragazzine a presentarsi al colloquio con l’ andrologo, perché le ragazzine li vedevano preoccupati ed imbarazzati riguardo al sesso. Le ragazzine erano per lo più le compagne di classe, non le morosette. E sono state proprio quelle ragazzine a richiedere l’ andrologo, i ragazzi facevano finta dio non averne bisogno. Meditate e meditiamo su questo formidabile esempio di intelligenza affettiva.
Ho appena letto il bel blog, l ironico blog del collega Biagiotti sul salame rosso che fa male agli spermatozoi e mentre quello scuro gli fa bene. E’ un attacco allegro e scanzonato alla cultura della paura.
Stiamo vivendo al solito la cultura della paura: ingenerare paura significa poter controllare la gente, fargli fare quello che si vuole. Ne sanno qualche cosa le religioni (anche non nostrane) che fra una prece, un esorcismo ed un sano terrorismo per l’ inferno controllano miliardi di gente. Ne sanno qualche cosa le dittature rosse e nere: si inventano nemici. Ne sanno qualche cosa i governi deboli: l’ arma del catastrofismo viene sfoderata ad ogni elezione.
E come diceva Jacque Tatì: è più facile far piangere che far ridere.