Chi impianterà le protesi peniene negli anziani?

e.conti
Dr. Enrico Conti Urologo, Endocrinologo, Chirurgo generale, Andrologo

Un argomento pluritrattato in andrologia è quello delle protesi del pene come terapia per la disfunzione erettile. L’impianto protesico è una terapia della disfunzione erettile grave, largamente rappresenatata in età avanzata e quindi è una opzione terapeutica potenzialmente frequente nell’anziano.

 

Una indagine osservazionale effettuata nel 2001 da una importante azienda del settore delle protesi ha registarto l’età di 20 000 pazienti consecutivi sottoposti ad impianto protesico del pene in tutto il mondo: è emerso che la metà di essi era costituita da ultra sessantacinquenni e che l’implantologia era una pratica che aveva un target importante tra i pazienti di età compresa tra 65 e gli 80 anni già oltre un decennio fa. In linea teorica il trend attuale dovrebbe comportare un aumento degli impianti protesici in questa fascia d’età, poichè l’età media della popolazione è in costante crescita nei paesi occidentali. Da dati ISTAT sappiamo che nel 2005 gli ultrasessantacinquenni costituivano il 19% della popolazione italiana e raggiungerano il 25% nel 2024.

 

Allora tutto bene per l’implantologia protesica? Non è affatto detto.

Anche se nei prossimi decenni è prevedibile un aumento della disfunzione erettile End - Stage (cioé che non risponde più a terapia medica di alcun tipo) in relazione all’invecchiamento della popolazione, non è necessariamente prevedibile un miglioramento della Qualità di Vita degli anziani, presupposto fondamentale perchè vi sia una domanda di terapia della DE.

La fascia d’età degli anziani è destinata invece ad assistere ad una riduzione della propria capacità di spesa e non si vede con quali risorse economiche si potrà far fronte alla potenziale domanda di implantologia protesica. Le attuali condizioni economiche del paese e del SSN, non lasciano prevedere una maggiore disponibilità ad effettuare l’intervento in regime di convenzione, anzi! Nella congiuntura attuale i tagli di badget delle aziende ospedaliere hanno comportato limitazioni sostanziali alla chirurgia protesica del pene, clamorosamente in controtendenza con la situazione degli ultimi 10 anni, facendo virtualmente svanire questa possibilità di cura in molti centri attivi fino a ieri.

 

Se oggi si vuole continuare la strada dell’implantologia protesica come terapia fruibile da ampie fasce di popolazione, si deve necessariamente prevedere una strategia economica che impegni in minima parte le risorse del SSN, pena la virtuale scomparsa dell’”argomento”. A tale proposito si può a mio giudizio lavorare su più fronti. In primis ricorrendo alla libera professione intramuraria, che consente di ridurre i costi a carico del paziente, riducendo le spese superflue e le parcelle dei medici impiantatori. Questa è una cosa che può essere fatta subito, a discrezione dei singoli professionisti.

 

Qualche esperimento in tal senso ha già dato risultati molto positivi. Un’altra strategia consiste ovviamente nel ridurre la spesa destinanta all’impianto protesico, che rappresenta una parte cospicua delle spese sostenute dal paziente. Ciò si può ottenere banalmente, impiantando protesi più semplici come le semirigide, il cui costo è soltanto una frazione dei più sosfisticati (e graditi) impianti ad erezione idraulica. Nel medio periodo, inoltre, è ipotizzabile una riduzione tout court dei costi di tutti i tipi d’impianto, sia per il prevedibile ingresso nel mercato di nuovi aggressivi concorrenti, sia per una logica di mercato che, in tempi di crisi, suggerisce alle aziende di ridurre i margini di guadagno piuttosto che sparire.

Vedremo nel prossimo futuro coma andrà a finire.

 



Data pubblicazione: 09 ottobre 2011

10 commenti

#1
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Dr. Giorgio Cavallini

I conti della SIA sono:
2500 pazienti/anno potenzialmente da protesi
500 protesi circa impiantate ogni anno.
E questi dati sono stabili da un bel po.

#2
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Dr. Enrico Conti

Vedremo se i dati rimarranno costanti. Personalmente ne dubito poiché i tagli attuali della spesa sanitaria avranno effetti che saranno visibili dalla statistiche solo a partire dal prossimo anno.

#3
Foto profilo Specialista deceduto
Dr. Giorgio Cavallini

Nei 500 sono compresi anche impianti privati, che sono andati scemando a favore del pubblico negli ultimi 6-7 anni, talchè il pubblico ha finito il numero di protesi disponibili, ma non vi sono stai tagli a tutt' oggi sul numero di protesi disponibili nel pubblico, e nemmeno pare per il 2012. Se comunque paragoni le liste di attesa su ospedale pubblico fra le malattie non a rischio di vita (fra cui anche le protesi) scoprirai che i tempio di attesa sono simili.

#4
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Dr. Enrico Conti

I tagli sono annunciati e come, anche se ovviamente variano per tipologia e consistenza da una regione all'altra. Ad esempio, in veneto si effettuano 15-20 interventi l'anno e il budget viene ricontrattato annualmente (con difficoltà crescenti!) dai responsabili dei servizi che se ne occupano. In piemonte (dove si impianta molto di più nel pubblico) i tagli per il 2012 sono attesi e la ricontrattazione centro per centro si annuncia dura. Nessuno può prevedere il futuro a breve termine. Per il medio termine (oggetto della mia proiezione speculativa) è ipotizzabile una contrazione delle risorse in oggetto: si può essere d'accordo o meno con questa ipotesi, ma allora bisogna formulare e motivare una ipotesi di segno opposto. Infine, i dati che tu citi come sono formati? L'unico modo per sapere quante protesi vengono impiantate è a mente dei codici DRG regione per regione, oppure devono essere dati commerciali, sui quali non è facile fare luce. Chi lo ha fatto? Per le liste d'attesa il meccanismo è ancora più complesso e dubito fortemente che oggi vi sia la capacità di monitorare la situazione complessiva. Mi risulta che la SIA abbia effettuato negli ultimi anni una sola indagine sulla implantologia attraverso questionari, con tutti i limiti che ciò comporta, ma ovviamente posso sbagliare. Se a te risulta diversamente è un altro discorso. Cari saluti.

#5
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Dr. Giovanni Beretta

Non ho dati generali da comunicare ma dati particolari, cioè i miei.

Con l'introduzione delle iniezioni intracavernose di farmaci vasoattivi e poi degli inibitori delle PDE5 (Sildenafili, Tadalafil e Vardenafil) la mia attività chirurgica, che prevedeva un impianto protesico, si è ridotta del 90% e non ho visto più, in questi ultimi anni, sintomi di ripresa.

Non dimenticare mai poi tutti i possibili e futuri trattamenti farmacologici che si stanno sviluppando all'alba dei 15 anni dall'inizio dell'utilizzo clinico degli attuali inibitori della PDE5.

#7
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Dr. Diego Pozza

Sulle protesi dati ancora incerti.
nella realtà romana pochi ospedali possono offrire impianti protesici endocavernosi.
Io che lavoro solo privatamente vedo, invece, aumentare la richiesta di protesi da parte dei miei pazienti ( che hanno letto varie cose sul web, fatti i confronti, conosciuto possibilità prima ignote...). Dopo un momento di stasi adesso impianto una protesi peniena ogni settimana. Aumenta il numero degli "over 70". Risultato della invasione delle badanti (??)

#8
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Utente 227XXX

Sto valutando seriamente l'impianto di una protesi per risolvere il mio problema, ed il vostro discutere sui dati italiani, in termini di numeri di interventi non è confortante, soprattutto paragonando questi dati con, ad esempio, ciò che ho letto sul sito di un andrologo di New York che ha un sito multilingue: www.urologicalcare.com
Ma è mai possibile che nel nostro paese sembra fantascienza ciò che in altre nazioni è normale routine? Ed ancora: perchè da noi questa resta ancora una soluzione per ricchi?

#9
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Dr. Giovanni Beretta

Gentile lettore,

non conosco bene il collega visto nel link, da lei indicato, comunque le ricordo che nel nostro paese le protesi peniene non sono fantascienza, anzi per alcune fasce di popolazione vengono fornite anche dal SSN, ma non creda che il collega di New York, sempre da lei citato, regali le famose protesi tanto decantate.

Un cordiale saluto.

#10
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Dr. Diego Pozza

Caro lettore,

sicuramente il numero di impianti protesici impiantati in italia e inferiore alla media europea.
credo questo sia imputabile al fattore economico della protesi ed alla mentalità inveterata che spinge tutti a considerare di poter fare tutto nel pubblico, sfruttando il SSN senza dover pagare nulla. . Cosa non possibile per problemi di budget economico e forse perchè non essendoci molti chirurghi pubblici che spingono per avere a disposizione la protesi peniene nell'ambito della propria struttura del SSN le protesi non vengono comprate ed utilizzate.
negli USA la situazione è completamente diversa. la sanità è tutta a pagamento ed i pazienti lo sanno quindi danno per scontato che devono affrontare una spesa per la protesi, il medico, la struttura sanitaria...
Io ne ho posizionate più di 700 nel corso degli ultimi 35 anni ed il numero attuale è di una protesi ogni 10 giorni. pazienti assicurati, pazienti benestanti che vengono anche da città del nord, pazienti che invece fanno grosse rinunce per poter affrontare la spesa per tale procedura che,complessivamente costa tra i 10 ed i 20 mila Euro.
Ci sono nella mia città molti andrologi che non hanno mai messo una protesi. E' chiaro che loro non consiglieranno mai ai loro pazienti di ricorrere a tale soluzione, anzi tendono a parlarne male, sconsigliando questa soluzione del deficit erettile che a mia esperienza , invece, è ottimale.
le faccio un esempio. giovedi scorso ho operato un commerciante di Bologna, benestante ed assicurato, Giovedi prossimo ho in programma un signore, modesto impiegato di una piccola cittadina calabrese che, invece che spendere i soldi per cambiare la vecchia autovettura, preferisce risolvere il suo problema erettile per lui fondamentale.
cari saluti

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