Allergie: maledetta primavera
Ricordo perfettamente quando la mia nonna paterna, sentita alla radio questa famosa canzone di Loretta Goggi, si arrabbiò tantissimo per l'incredibile affronto alla sua stagione preferita...
«che fretta c'era
maledetta primavera
che fretta c'era
se fa male solo a me»
Sebbene la canzone in realtà si riferisca a una particolare situazione sentimentale non vi è dubbio che, per molti, l'arrivo della primavera accompagni le spiacevoli manifestazioni della più classica allergia respiratoria stagionale – dovuta all'esposizione ai pollini delle terribili "erbe di campo".
Se i primi mesi dell'anno vedono soffrire gli allergici ai pollini di certi alberi (es. le betullacee, poi le cupressacee), solitamente nel mese di aprile il grosso degli stagionali si ritrova vittima della fioritura delle graminacee.
I segni e i sintomi, espressione dell'esistenza di un processo infiammatorio e delle sue "complicazioni", possono riguardare
- naso (starnuti, prurito, abbondante secrezione acquosa, congestione),
- occhi (prurito, arrossamento, lacrimazione) e
- bronchi (tosse, oppressione toracica, affanno, sibili durante la respirazione).
Tali manifestazioni non solo possono raggiungere un'entità tale da interferire pesantemente con le consuete attività quotidiane, poiché rendono l'allergico decisamente meno produttivo nel lavoro e nello studio, ma possono anche essere molto pericolose quando l'ostruzione bronchiale severa non è trattata in maniera tempestiva ed efficace.
Dal punto di vista della prevenzione, si può far poco contro i pollini. Però è possibile – e decisamente opportuno – evitare l’esposizione eccessiva (soprattutto se non adeguatamente coperti dalla terapia), ad esempio trovando alternative alle classiche scampagnate con tanto di picnic e immancabile partitona a pallone.
La terapia farmacologica tradizionale prevede in genere l’uso di antistaminici (per via orale), steroidi cortisonici (solitamente intranasali e/o per inalazione), broncodilatatori (per inalazione). L’intervento farmacologico – quando effettuato nei tempi e nei modi giusti – presenta un profilo di efficacia e tollerabilità ottimo anche in situazioni impegnative.
In casi lievi potrebbe essere d’aiuto l’integrazione fitoterapica (es. ribes).
Inoltre è sempre opportuno valutare insieme al proprio allergologo la possibilità e l’opportunità di un “vaccino antiallergico” (o, meglio, “immunoterapia specifica”), che permette di rieducare il sistema immunitario ad una risposta normale all’allergene e, conseguentemente, di limitare sensibilmente il consumo di farmaci.
L’ultima novità, in pubblicazione sulla prestigiosa rivista Allergy, è una metanalisi (cioè una specie di "somma" di vari studi sullo stesso argomento) che conferma l’effetto positivo del cortisonico intranasale anche su molti aspetti della componente bronchiale dell’allergia.
Sottolineo questo aspetto per dovere di cronaca, oltre che per ribadire l’efficacia della terapia locale steroidea; non per esortare a curarsi solo con il cortisonico nasale, sebbene in alcuni casi si possa considerare la possibilità della monoterapia. Gli stessi autori, infatti, puntualizzano come siano necessari ulteriori studi per chiarire se – ed eventualmente come – gli steroidi intranasali potranno essere utilizzati come terapia specifica dell’asma e per valutare il ruolo di tale trattamento in monoterapia nei soggetti che soffrono contemporaneamente di rinite e asma allergico.
Bibliografia
www.ginasthma.org
Dejima et al., Biosci. Biotechnol. Biochem. 2007; 71(12): 3019-3025
https://www.jstage.jst.go.jp/article/bbb/71/12/71_70413/_pdf
Lohia et al., Allergy 2013; 68: 569-579
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/all.12124/pdf