Esiste l'empatia online? Altroché!
Recentemente ho letto, purtroppo su questo sito, il parere di uno psicologo che scrive:
<<Che cos’è l’empatia? È la capacità di leggere i sentimenti e le emozioni dell’altro, un processo d’immedesimazione che ci rende partecipi del suo mondo psichico.
Dato che si sta parlando di sentimenti ed emozioni, è evidente che un terapeuta sarà più capace di empatia, cioè di capire meglio l’altro, quando potrà vedere i segni indicatori delle emozioni svolgersi davanti a sé: l’espressività del volto, dei movimenti, della postura, del modo di parlare della persona.>>
E sin qui siamo d’accordo, ma poi...
<<Può esistere una cosa come l’empatia online? Con i mezzi telematici odierni è possibile connettersi in videoconferenza attraverso internet, in modo economico e alla portata di tutti. Potrebbe sembrare, quindi, che colmato il gap visivo e auditivo con una videocamera e una connessione Adsl, fosse possibile riprodurre la stessa situazione di quando si è di fronte l’uno all’altro.
Ebbene, non è così. Fra le varie aree che studiano la comunicazione non verbale ne esiste una, la prossemica, che analizza gli effetti della distanza sulle relazioni interpersonali.>>
<< Parlare di “empatia online” è pertanto fuorviante. L’empatia, per definizione, ha bisogno di vedere sull’altro i segni delle emozioni mentre queste si svolgono, in tempo reale, cosa che non può avvenire per email.>>
Ma quando mai!!! L'empatia non ha assolutamente bisogno di “vedere(*)”!
*A proposito di vedere (siamo ancora a sostenere i "neuroni a specchio"?) ho ricevuto questa mail da parte della dr.ssa Chiara Schiroli, psicoterapeuta non vedente, che ha visto, con i mezzi suoi, questo blog e che mi scrive:
>>E' molto interessante questo dibattito. Mi ci aggiungo solo per evidenziare un piccolo dettaglio che a mio avviso complicherà un po' le cose. Io sono non vedente, quindi sono abituata a non vedere le persone che ho davanti, amici e pazienti. Il non vederle, però, non mi rende immune dal "contagio" emotivo che posso assorbire da loro. In fondo, un'emozione la si percepisce non solo con lo sguardo, ma anche con tutti gli altri sensi: modo di parlare, atteggiarsi e così via.
Per questo non sono così convinta che la psicoanalisi classica freudiana rendesse i terapeuti così immuni dalle emozioni degli altri.
A presto.
Chiara Schiroli
io aggiungo [66, 67, 68]
- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19657025/
- https://www.bizzarrobazar.com/2010/08/26/il-pittore-cieco/
Negli ultimi anni lo sviluppo sulle definizioni di empatia, riflesso in molti articoli, editoriali e libri, ha modificato questa concezione (**)
Certamente la prossemica facilita la comunicazione empatica perchè favorisce il “riconoscimento” dei pensieri e sentimenti di altri, ma ormai buona parte della letteratura accreditata viaggia in una direzione del tutto differente, perché non basta riconoscere, è più importante avere la “capacità di rispondere” con un sentimento corrispondente.
La capacità di rispondere viene facilitata dalla prossemica, ma non è necessario essere presenti, perché si attivi il circuito dell’empatia, tant’è che molti pazienti cambiano il curante e lo psicologo perché non hanno trovato questa capacità nell’altro versante reale.
1) La prossemica facilita il riconoscimento ma non c’entra nulla con la capacità di rispondere!
[diapositive che utilizzo nei miei Corsi e Master sulla relazione medico-paziente a riprova del fatto che anche il sottoscritto tenga in gran conto il contesto, il setting, in cui si svolge la relazione. In così gran conto che introducendo il tema del contesto della relazione mostro persino le foto del Toguna' da me scattate durante le gare nel deserto del Mali http://www.senosalvo.com/il_deserto_parte_IX.htm attraversando la terra dei Dogon, popolo primitivo e mistico.
Il togunà, che vuol dire casa della parola, è una sorta di gazebo costruito con dei pali di legno intarsiati con molta fantasia dove il seno rappresenta il simbolo della fertilità. E' ricoperto da uno spesso tetto di foglie di miglio e la sua struttura non è casuale, perché al fresco di questo gazebo vengono prese le decisioni più importanti del villaggio. L’altezza del gazebo è studiata per evitare che accese decisioni degenerino in risse poiché è impossibile alzarsi senza sbattere la testa.]
Si può tenere sulle ginocchia il paziente e far finta di abbracciarlo e non accendersi affatto il circuito dell’empatia. Medici e psicologi spesso sono accusati di essere superficiali e frettolosi ed incapaci di trasmettere empatia pur se seduti a 20 cm di distanza dal paziente.
Sì, perché si tratta proprio di un circuito che fa capo ad una unità anatomo-funzionale.
O funziona o non funziona, anche se, quando funziona, i livelli di empatia sono variabili dal basso livello, al medio, e alto livello. Baron-Cohen addirittura in previsione delle conclusioni degli studi che si occupano di empatia ha previsto che in futuro il livello di empatia zero sarà probabilmente sostituito dal termine "male".
I medici nazisti torturavano milioni di ebrei di persona e non certo attraverso la rete virtuale ed erano capacissimi di “riconoscere” le sofferenze delle loro vittime.
Gli autori dei femminicidi riconoscono benissimo le sofferenze delle vittime, anzi proprio il riconoscimento di queste costituisce l'arma principale di ricatto per tenerle in pugno per anni.
Si può viceversa risiedere oltreoceano e non aver mai conosciuto l’interlocutore e mandare lo stesso in fibrillazione il circuito dell’empatia, indipendentemente quindi dalla prossemica.
2) Questo è un bell’esempio di empatia virtuale
https://www.medicitalia.it/blog/senologia/44-ragazze-fuori-di-seno-nascita-di-un-forum-di-medicina-narrativa.html e come esperimento lo porteremo a termine (e vedremo cosa accadrà) con i partecipanti a questa discussione il 21 novembre 2013 a Milano.
In questa discussione le pazienti definiscono bene il concetto di empatia. Ad es. "Tramite lo strumento telematico mi sento più libera di esprimere emozioni che neanche al mio psicologo "vis a vis" riesco a trasmettere. E poi lo posso fare in tempo reale perchè posso scriverle nel momento in cui si manifestano, mentre con lo psicologo devo aspettare il giorno dell'appuntamento ".
E' anche un bell'esempio di Auto-Mutuo-Aiuto-Virtuale.
Definizione di empatia
Ormai riguardo all’empatia se proprio vogliamo considerare una definizione, quella più semplice, ma comprensibile possiamo partire da:
- c'è empatia quando smettiamo di focalizzare la nostra attenzione (single-minded), per adottare invece un tipo di attenzione “doppia” (double-minded).
Single minded vuol dire prestare attenzione solo alla propria mente, ai propri pensieri o alle proprie percezioni. Avere una attenzione doppia significa tenere allo stesso tempo anche in considerazione la mente di qualcun altro.
Quando l’empatia è spenta, pensiamo solo ai nostri interessi. Quando l’empatia è accesa, ci concentriamo anche sugli interessi di altre persone.
Questa definizione non tiene conto del rapporto tra empatia e cervello, cioè ignora il processo ed il contenuto di ciò che accade durante l’empatia. Ciò che qualcun altro sta pensando o provando e di rispondere a quei pensieri e sentimenti con una emozione corrispondente.
Per semplificare allora possiamo dire che la empatia è la nostra capacità di identificare ciò che qualcun altro sta pensando o provando e di rispondere a quei pensieri e sentimenti con una emozione corrispondente.
Ora è chiaro che di persona sia più facile la fase di riconoscimento (leggendo sul volto ad esempio il chiaro riflesso dei pensieri), ma è molto più importante la capacità di rispondere con una emozione corrispondente.
E questa o c’è o non c’è, come hanno dimostrato numerosi studi che hanno utilizzato la Risonanza Magnetica Funzionale che identifica le sedi che si “accendono” in caso di risposta empatica [(Functional Magnetic Resonance Imaging (fMRI)].
Altre importanti conferme derivano da numerosi studi, alcuni ancora in corso, che hanno studiato un campione di soggetti morti e che in vita avevano avuto questo singolare comportamento.
- Miti, educati, moderati per tutta la vita sino a che hanno avuto un incidente con trauma cranico importante che aveva compromesso alcune sedi anatomiche provocando un radicale cambiamento dei comportamenti.
Cioè dopo l'incidente questi soggetti diventavano:
- maleducati, sboccati, asociali e senza alcuna inibizione sociale.
Alcuni Centri di ricerca [in particolare quello di Hanna Dammasio (Yowa U.)] hanno potuto esaminare i crani, ben conservati, dopo la morte di questi soggetti, e tramite le moderne tecniche di neuroimaging hanno dimostrato che questi soggetti “avevano perso l'empatia”, si fa per dire!
Pertanto l’empatia, compresa quella virtuale, sulla base di tutti gli studi più accreditati è negata solo... da chi non ce l’ha!
Parte di questi concetti è possibile approfondirli su The Science of Evil. Ora c’è disponibile anche l’edizione italiana
Oppure si può approfondire questo tema su “qualche” studio originale, ne allego “alcuni”, tra i tantissimi, riferimenti.
(**) Quando nel 2011 ho pubblicato su questo sito un mio studio quinquennale sul consulto online elaborando i dati del Rating raccolti in 5 anni
https://www.medicitalia.it/salute/senologia/6-consulti-online-in-senologia.html
sono rimasto molto sorpreso che gli utenti in numero significativo (10%) dei casi valutassero "empatico" il ruolo del consulente virtuale. Incuriosito, ho allora scritto una mail al Prof. Andrea Pinotti, che insegna Estetica alla Statale di Milano che aveva appena pubblicato un bellissimo libro [51] dal titolo EMPATIA, storia di una idea da Platone al post-umano, ma già in passato aveva scritto altre monografie su questo tema (Estetica ed empatia....).
Il prof. Pinotti, tutt’altro che sorpreso, mi diede una risposta articolata, il cui stralcio è riassunto nella tabella a seguire, allegandomi nello stesso tempo altra bibliografia a riprova che su questo tema esiste GIA' letteratura [52]:
- "Credo che quei risultati che mi comunica vadano in direzione di una trasformazione dell'esperienza empatica nell'epoca della comunicazione telematica.
- L'empatia, che pensiamo sempre come basata su una comunicazione vis a vis, va pensata come una capacità elastica, capace anche di assimilare le possibilità offerte dai dispositivi elettronici di comunicazione a DISTANZA. "
L'equivoco sull'empatia virtuale e la sua maldestra negazione, probabilmente nasce dal pregiudizio fondato sul nulla che Internet non trasmetta emozioni.
Ho allegato nella bibliografia il link di un sito [69] https://www.empathybelly.org/
Provate a visitarlo. Forse qualche idea preconcetta sulla definizione di empatia potrebbe essere rivisitata.
Ci troverete una dettagliata descrizione del simulatore di gravidanza "Pancia empatica" (The Empathy Belly Pregnancy Simulator), che promette di farvi provare che cosa voglia dire essere incinte.
Si tratta di un dispositivo a più componenti, che non si limita a dotarvi di una pancia pesante e di un seno gonfio da indossare, ma che attraverso un'accurata simulazione medica, vi mette in grado di fare esperienza di più di venti sintomi tipici della gravidanza, fra i quali aumento di peso, calci e stiramenti degli arti del feto; il respiro corto; l'aumento della pressione sanguigna, l'accelerazione del polso e l'innalzamento della temperatura corporea; la pressione sulla vescica e lo stimolo frequente a urinare; il mal di schiena; lo spostamento del baricentro e l'ondeggiamento nella camminata; l'affaticamento e l'irritabilità and.........."much, much more". Stranamente non ci sono le nausee.
L'applicabilità è indicata soprattutto per il compagno che voglia rendersi conto in maniera più consapevole di quello che sta provando la partner. Per la prima volta può sperimentare cosa voglia dire muoversi per molti mesi con un pancione e due seni che scoppiano ed una colonna vertebrale sottoposta alle sollecitazioni del peso, piantata come una spada conficcata sulla schiena. Se non scoppia un incendio empatico nei confronti della partner forse è preferibile lasciarlo al suo destino a gravidanza portata a termine.
La ditta che lo produce si rivolge a medici ed educatori, offrendo loro uno strumento didattico straordinariamente efficace, soprattutto per la formazione del personale medico e paramedico ostetrico impegnato nel counseling prenatale.
Lo strumento viene offerto (è questo è importante) anche ad attrici che devono recitare una parte di donna gravida e forse anche ad attori, se pensiamo a Marcello Mastroianni nel "Niente di grave: suo marito è incinto" o a Schwarzenegher in "Junior".
Ma se non avete più desideri di gravidanze, nello stesso sito potete acquistare on line i "polmoni empatici" ("Empathy lungs") un simulatore di COPD (Chronic Obstructive Pulmonary Disease) che vi procura i sintomi dell'enfisema, della brochite cronica e dell'asma. La filosofia educatrice per i fumatori incalliti è " Mostramelo coinvolgendomi e lo terrò a mente".
Qui con pancia e polmoni, l'empatia è evidentemente intesa in senso molto fisico e anatomico, sintomatico e - al di là di certe ironie che potrebbe suscitare- è certamente un caso estremo ma che opportunamente ci ricorda che forse troppo spesso tendiamo a fare dell'esperienza empatica un momento affettivo tutto fatto di di spiritualità ed interiorità, finendo così per trascurare che l'affetto ha sempre e comunque un risvolto corporeo, che l'emozione è moto dell'animo e insieme movimento somatico, che il senso complessivo del sentire è al contempo sentimento e sensazione.
In tal senso parlavo di "scippo" dell'empatia da parte della psicologia quando cerca di appropriarsene in esclusiva nonostante "l'empateia" fosse stata coniata dal teatro greco ed estesa alla medicina greca 2467 anni prima che venisse valorizzata dalla psicologia.
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