Selfie cimiteriale: la selfie-mania anche al funerale

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

La “selfie-mania” approda anche alle cerimonie funebri, ed a quanto pare, anche la condivisione di un lutto passa dallo smartphone o dal tablet!

 

É quanto svela un sondaggio condotto nel Regno Unito su un campione di 2.700 possessori di smartphone: circa un terzo degli intervistati, infatti, ha ammesso di aver ceduto alla "seduzione da autoscatto" anche durante un funerale.
Molteplici le ragioni, tra cui la volont
à di ricordare lultimo saluto al compianto defunto e, non ultimo, il desiderio di raccogliere empatia dai propri contatti online.
Sembra essere esclusa, come motivazione all’azione, il bisogno imperante di protagonismo.

 

Qualche riflessione
Siamo passati dagli occhiali scuri - per mistificare le lacrime ed il dolore - all'abito nero e sobrio, in segno di lutto nel cuore al “selfie” al funerale".

 

  • Bisogno di protagonismo?
  • Narcisismo imperante?
  • Abitudine pessima, ormai diventata un automatismo?
  • Moda di gruppo?
  • Cattivo gusto?
  • Profanazione?
  • Incapacità di stare con le proprie emozioni?
  • Anti stress?
  • Strategia per esorcizzare la paura della morte?

 Il sondaggio, commissionato da Perfect Choice Funerals, svela come la gran parte dei selfie al funerale vengano scattati da giovani: il 48% di ragazzi appartiene infatti, alla fascia d'età che va tra i 18 e i 25 anni.

Il selfie cimiteriale diminuisce progressivamente nelle fasce d’età successive e coinvolge un terzo degli intervistati tra i 26 e i 30 anni, per poi scendere verso lo zero negli adulti.

 

Ma non finisce qui!

Il selfie, una volta scattato, viene anche postato online.

A quanto pare, al peggio non c'è fine,

Il 36% degli abitudinari del selfie ammette di aver pubblicato le immagini online per stimolare l'empatia nei propri contatti e per poter condividere un momento così doloroso, mentre il 17% dichiara invece di adoperare questa “modalità moderna” per ricordare il defunto e, forse, per esorcizzare la paura della morte.

Qualche riflessione

Cosa accede realmente?
Può una moda dilagare anche durante un momento di così tanto dolore e per di più così intimo?

A quanto pare sembra proprio di si!

Giovani sempre più “connessi” con il resto del mondo - soprattutto online - ma “disconnessi” dalla realtà circostante, dalla profondità delle emozioni e dagli abissi del dolore, anche durante un momento così intimo e tragico.

Il lutto, momento così drammatico - sia da spettatori che da partecipanti - viene vissuto da ognuno di noi in maniera soggettiva: chi piange, chi non versa una lacrima perché paralizzato dal dolore, chi invece ha bisogno di condividere il dolore con i propri cari, chi - con modalità difensive - si rinchiude nella solitudine più imperante e così via.
Non esistono modalità univoche per vivere il dolore e per manifestarlo agli altri.

  • Ma cosa cela il bisogno di postarlo online?
  • Dove stiamo andando a finire?
  • Abbiamo veramente smarrito il confine tra pubblico e privato?
  • Tra vita online ed offline?
  • Cosa cela davvero questa “macabra abitudine”?
  • Soltanto cattivo gusto o una pericolosa deriva giovanile davvero preoccupante?

 

Il rispetto ed il pudore che bisognerebbe avere per una cerimonia funebre, il sentire ed il tutelare il dolore dei cari e di tutti i partecipanti al funerale e, soprattutto, il buon senso ed il buon gusto, sembrano essersi veramente estinti.

Nel Regno Unito si sta riflettendo sulla possibilità di vietare i cellulari durante i funerali, così com'era già avvenuto per i famosi selfie-stick nei musei ed in altri luoghi deputati alla cultura.

Forse una vera educazione emozionale ed al sano e rispettoso utilizzo della tecnologia, andrebbe effettuata sin dall'asilo.

Esiste ancora una demarcazione netta tra ciò che è intimo e ciò che è pubblico?

 

 

 

 

Fonte: Telegraph

 

http://news.leonardo.it/selfie-al-funerale-unabitudine-frequente/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Newsletter:+Leonardo.it&utm_content=24-08-2015+Selfie+al+funerale%3A+un%27abitudine+frequente

Data pubblicazione: 31 agosto 2015

5 commenti

#1
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Ex utente

"quanto è successo sta ulteriormente a dimostrare che la nostra è una società dove il criterio di successo è diventato la visibilità,dove l'anonimato e il silenzio sono il terreno della sconfitta.per esser visibili bisogna far parlar di sé attraverso gesti,parole,immagini che rompano la norma ,la virtù etica su cui regge il minimo della vita civile ,ma così si va verso la liquefazione della società." ci sono 6cose che si dovrebbero detestare,anzi 7: lo sguardo austero,la lingua bugiarda,le mani che versano sangue Innocente,il cuore che medita disegni perversi,i piedi che s'affrettano a far del male,il falso che proferisce calunnie e chi semina discordia. Buona serata.

#2
Foto profilo Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Gentile Utente,
grazie per le sue parole, vere e toccanti.

Un caro saluto

#3
Foto profilo Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

E non ci vogliamo mettere anche una abile mossa di marketing da parte di Perfect Choice Funeral? Un'associazione di settore che gestisce l'80% dei funerali in Inghilterra, come si legge nel loro sito.

Però vorrei fare anche un'altra riflessione.
Il selfie è praticamente uno che si autogestisce i propri video.
Se le telecamere ai funerali le porta la televisione va bene, se le porta il singolo no?

E poi ci sono quadri che raffigurano funerali ed i partecipanti.
https://it.wikipedia.org/wiki/Funerale_a_Ornans ( Funerale a Ornans. 1849-1850)

La morte è stata comunque oggetto di raffigurazioni.
E la morte è parte della vita. Perché escludere questo momento?

E che dire degli ossari con rappresentazioni con le ossa dei defunti come la chiesa dei cappuccini a Roma a Via Veneto? http://www.bedandbreakfastroma.com/upload/inkam3/20130722/cappuccini-1-1-tSa-1000X500.jpg

#4
Foto profilo Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Direi che tra i selfie cimiteriali possiamo includere anche quelli con le spoglie di Padre Pio, in questi giorni a Roma.

#5
Foto profilo Ex utente
Ex utente

Da quel che so ,il legame tra papa Francesco e Padre Pio si fonda nella similitudine di vita:la mente al cielo e gli occhi a terra verso le piaghe della gente-non darei quindi,una visione pessimistica a questo fatto.


Oltre a vedere il vaso mezzo pieno,l'ottimista smitizza le tristezze ,incoraggia e contagia gli altri con la fiducia che alla fine tutto andrà bene. Questo atteggiamento è assai spesso utile e fa vivere bene.Può però esprimere il terrore delle difficoltà e del male ,seguito dallo sforzo di esorcizzarli negandoli.In questo caso è una pericolosa superficialità :questo tipo di ottimismo è più o meno cieco e può finire in un baratro cantando.
Rimanendo nel campo religioso,Papa Giovanni,ora santo,diceva:"Non ho mai visto un pessimista giovare a qualcuno o a qualcosa ".Una pericolosa forma di pessimismo si manifesta nella caduta del rispetto della vita. Buona serata.

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