Prevenire il suicidio: giornata mondiale
Il 10 settembre ricorre la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio che, come ogni anno, viene organizzata su iniziativa dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dell'IASP (Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio).
Suicidi in Italia e nel mondo: i dati
In Italia si verificano circa 4.000 suicidi ogni anno. Per quanto riguarda le richieste d'aiuto nel 2023, secondo i dati di Telefono Amico Italia queste sono state oltre 7.000 (+24% rispetto al 2022), anche se nel primo semestre 2024 si è registrata una diminuzione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (-6,5%).
Le richieste di aiuto riguardano pensieri suicidi, propri o di un caro e sono arrivate per il 51% da donne. Il mezzo più utilizzato continua a essere il telefono (75%), seguono le richieste tramite chat con Whatsapp (18%) e via mail (7%) [1].
Nel mondo si registrano ogni anno circa 720 mila suicidi, di cui il 73% nei paesi a basso e medio reddito. Una perdita di vite umane inaccettabile e per la quale poco ancora si fa rispetto ad altre problemi di sanità pubblica, considerato che secondo il report 2023 dell'OMS, il suicidio è stata la terza causa di morte nella fascia di età fra i 15 e i 19 anni [2, 3].
Si è assistito ad un’allarmante crescita dei tassi di suicidio tra i giovani, segnando una controtendenza rispetto agli anni cinquanta in cui il fenomeno suicidario era più frequente nell’età anziana. Gli individui che tentano il suicidio hanno un alto rischio di effettuare ulteriori tentativi di suicidio, spesso con esito letale.
Per approfondire:Suicidio e trattamento del comportamento suicidario
Come prevenire il suicidio?
Il comportamento suicidario è stato da sempre stigmatizzato e il ruolo dello stigma rimane uno dei principali problemi nella messa in atto degli interventi preventivi.
La suicidologia può essere definita come la disciplina dedicata allo studio scientifico del suicidio e alla sua prevenzione. Il termine e il concetto furono usati per la prima volta da Edwin Sheneidman (1964); essa non include meramente lo studio del suicidio, ma enfatizza la prevenzione dell’atto letale. Essa considera il suicidio come un tentativo, sebbene estremo e non adeguato, di porre fine al dolore insopportabile dell’individuo. Tale dolore converge in uno "stato perturbato" nel quale si ritrova l’angoscia estrema, la perdita delle aspettative future, la visione del dolore come irrisolvibile ed unico.
Le fonti principali di dolore psicologico - ovvero vergogna, colpa, rabbia, solitudine, disperazione - hanno origine nei bisogni psicologici frustrati e negati e sono caratteristiche facilmente identificabili. L’individuo ha dunque necessità di porre fine a tale stato.
Il rischio di suicidio diviene grave quando quel soggetto lo considera come la migliore ed unica soluzione per porre fine a quell’immenso dolore psicologico.
L’OMS considera il suicidio come un problema complesso non ascrivibile ad una sola causa o ad un motivo preciso, ma sembrerebbe derivare da una complessa interazione di fattori biologici, genetici, psicologici, sociali, culturali ed ambientali.
Attualmente molte risorse sono dedicate:
- a programmi di prevenzione nelle scuole,
- a sforzi nella ricerca empirica,
- all’organizzazione di centri per lo studio e la prevenzione del suicidio,
- a pubblicazioni e ad accordi multidisciplinari.
La prevenzione del suicidio è complessa e diversificata.
- Da una parte, la prevenzione universale adotta strategie o iniziative rivolte a tutta la popolazione per aumentare la consapevolezza del fenomeno e fornire indicazioni sulle modalità di aiuto. In questo ambito troviamo campagne dei mass media, la necessità di ridurre l’accesso ai mezzi letali, la creazione di centri di crisi e i programmi di informazione nelle scuole.
- La prevenzione selettiva si indirizza ai gruppi a rischio e che hanno più probabilità di diventare suicidi, utilizzando strategie dirette agli individui che hanno segni precoci di alto rischio di suicidio. A questo si aggiungono modelli clinici che cercano di far luce sul fenomeno per meglio prevenirlo.
- Alcune strategie di sostegno per coloro che hanno tentato il suicidio sono di grande valore, primo fra tutte incontri programmati con follow-up regolari; deve inoltre esserci una valida rete di collegamento tra i servizi psichiatrici in modo tale da riconoscere e gestire queste persona in modo globale.
- Altri sforzi sono indirizzati ad abbattere lo stigma nei confronti del suicidio ossia un marchio negativo che è associato a coloro che hanno tentato il suicidio o alle persone che hanno perso un caro per suicidio.
- Si ricorda che il suicidio è un evento con una forte componente di emulazione ed è necessaria un’informazione responsabile da parte dei mezzi di informazione, come indicato nelle linee guida dell’OMS.
Ciò non esime da una riflessione più approfondita sulla tematica del suicidio assistito come scelta libera e consapevole a fronte di situazioni ben definite.
La guida dell'OMS
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta attuando un programma guidato da una task-force internazionale per la riduzione e la prevenzione dei comportamenti suicidari, accompagnato dalla pubblicazione delle nuove linee guida LIVE - LIFE: un documento che contiente le indicazioni di supporto ai vari paesi per portare avanti le strategie di prevenzione del suicidio. Nel far questo si cerca di identificare gli stadi iniziali del processo suicidario attraverso l’identificazione precoce dei fattori di rischio e dei fattori protettivi, oltre alla valutazione e gestione della crisi suicidaria.
Per quanto riguarda il rischio suicidario nei giovani, consigliamo di leggere nella Guida per insegnanti e operatori scolastici tradotta in italiano [4].
Per approfondire:Rischio suicidio e prevenzione durante la pandemia
Fonti
- Telefono Amico Italia dati 2023- fonte ANSA
- Organizzazione Mondiale Sanità
- IASP (International Association for Suicide Prevention)
- World Health Organization - Guida per insegnanti e operatori scolastici