Vulvodinia sintomi.

Bruciore, dolore vaginale e rapporti dolorosi: i sintomi della vulvodinia

La vulvodinia è una malattia caratterizzata da forte dolore e bruciore vulvare, che impedisce alle donne che ne sono affette di avere una serena vita di relazione e una normale attività sessuale.

La vulvodinia è una malattia ancora poco conosciuta, responsabile di una serie di disturbi che rendono la vita di relazione e sessuale delle donne che ne sono affette particolarmente difficile. Vediamo quali sono i principali sintomi e e le sue caratteristiche.

Come riconoscere la vulvodinia

Pensi di essere affetta dalla vulvodinia o vestibolodinia (vestibolite vulvare)? Potrebbe essere così se rispondi affermativamente alla maggior parte delle prossime domande.

  • Da almeno tre mesi senti un fastidioso bruciore vaginale che magari si irradia anche al clitoride o all’ano?
  • Se stai seduta, o accavalli le gambe, senti fastidio e dolore, e non sopporti più i jeans e gli indumenti stretti?
  • I rapporti sono dolorosi o, comunque, il dolore compare solo qualche ora dopo i rapporti o il giorno dopo?
  • Hai notato di avere una scarsa lubrificazione o addirittura secchezza vaginale?
  • Ti sei accorta di essere arrossata all’interno delle piccole labbra o hai un gonfiore?
  • Hai avuto episodi ripetuti di vaginite?
  • Dai tamponi vaginali risulta un’infezione, ma nonostante le cure i disturbi non scompaiono? Oppure hai fatto vari tamponi vaginali e sono tutti negativi?
  • Hai avuto vari episodi di cistiti che spesso insorgono in seguito ai rapporti sessuali?
  • Non riesci a tollerare i prodotti per via locale, compresi i detergenti intimi, in quanto il loro utilizzo fa peggiorare i tuoi sintomi?
  • A volte hai anche prurito o la sensazione di punture di spillo o ti sembra di avere dei taglietti?
  • I vari medici interpellati, alla fine di tanti esami e terapie, hanno concluso che non c’è nulla, e probabilmente si tratta di una cosa di natura psicologica?
  • Convivi da tempo con questo tipo di disturbi, che non ti permettono più di avere una serena vita di relazione e una normale attività sessuale?
  • Hai la sensazione di non essere creduta, e pensi che non riuscirai più a guarire?

Tutte queste sono segnali di una possibile vulvodinia.

Vulvodinia o vestibolite vulvare?

La vulvodinia è una malattia che si manifesta con dolore alla vulva e con forte bruciore, che spesso rende difficile la vita della donna e la sua attività sessuale. Fu scoperta per la prima volta nel 1987 dal dott. Friedich e viene spesso associata alla vestibolodinia o vestibolite vulvare.

In realtà non sono due malattie distinte, ma sono due fasi diverse della stessa malattia, che in realtà sarebbe più corretto e comodo indicare con un solo termine: vulvodinia.

La vulvodinia viene classificata in base alla sede in cui si manifesta e alle caratteristiche dei disturbi.

Dove si può manifestare la vulvodinia

In forma localizzata colpisce il vestibolo vaginale, si parla quindi di vestibolodinia o vestibolite vulvare.

Nell'80% dei casi interessa una specifica regione anatomica dell’apparato genitale femminile, il vestibolo, e coinvolge praticamente i tessuti che si trovano all’entrata della vagina compresi tra la faccia interna delle piccole labbra, la parte esterna dell’imene, il clitoride (clitoridodinia) o altre sedi come l'uretra.

Se si manifesta in forma generalizzata, quindi quando interessa tutta la vulva, perineo e regione anale compresa, allora si parla di vulvodinia.

Caratteristiche dei disturbi

La vulvodinia può essere provocata, quando i sintomi sono presenti solo in seguito a sollecitazioni (contatto con vestiti, sfregamento, penetrazione vaginale).

È invece spontanea quando i sintomi sono sempre presenti, indipendentemente da sollecitazioni.

Spesso non viene diagnosticata e facilmente viene confusa con altre malattie che hanno una sintomatologia simile. Saperla riconoscere in una fase precoce è fondamentale per abbreviare i tempi di guarigione e per impedire che evolva ulteriormente verso la cronicizzazione.

Per approfondire:Secchezza vaginale: domande e risposte

Vestibolite vulvare: quali sono le donne più a rischio?

La vestibolodinia o vestibolite vulvare compare raramente nelle bambine, è invece frequentemente riscontrata in età fertile, ma si può manifestare anche in menopausa. Nella storia clinica delle donne che sono affette da questo tipo di malattia, è possibile individuare, una serie di disturbi pregressi tipici e molto frequenti:

  • episodi ripetuti di vaginiti causate da candida e altri tipi di microrganismi come gardnerella, batteri (Escherichia Coli, streptococco, ureaplasma, ecc.) e il Papilloma Virus (HPV). L’episodio che scatena la comparsa della vaginite e l’inizio di tutto spesso è l’assunzione di un antibiotico;
  • episodi ripetuti di cistite dopo i rapporti sessuali;
  • presenza di una funzione intestinale irregolare: soprattutto episodi di stipsi;
  • problemi di emorroidi o ragadi anali;
  • presenza di secchezza vaginale dovuta: all’uso della pillola, a ripetute vaginiti, a scarsa lubrificazione legata a mancanza di eccitazione sessuale o allo stato menopausale;
  • in alcuni casi episodi di enuresi (pipì a letto) nell’infanzia. L’enuresi infatti, può determinare un’irritazione chimica del vestibolo vaginale a causa delle sostanze irritanti contenute nell’urina, che nel tempo causano un’infiammazione vulvare.

Può comparire in seguito a interventi di tipo ginecologico come:

  • l’episiotomia, cioè quel taglietto che si fa al momento del parto per facilitare l’uscita del bambino;
  • gli interventi di plastica vaginale che si fanno per i problemi di prolasso vaginale, specialmente quello posteriore;
  • radioterapie effettuate a causa di tumori genitali.

Quali sono i sintomi della vestibolite vulvare?

I sintomi caratterististici sono sostanzialmente tre:

  • Il bruciore e il dolore vulvovaginale
  • I’arrossamento (eritema) vaginale
  • Il dolore ai rapporti (dispaurenia)

Il bruciore, viene riferito dalle pazienti, come un sintomo sempre presente. Alcune lo descrivono come una sensazione di “ferro rovente”, altre come una sensazione di punture di spillo, altre affermano di avvertire dei taglietti.

Al bruciore si associa anche il dolore, che nelle fasi iniziali, è presente solo se si toccano o premono alcune zone del vestibolo vaginale. Se immaginiamo il vestibolo come un quadrante di un orologio, la pressione, o anche il semplice sfioramento con un cotton fioc (test del cotton fioc o swab test), sui punti alle ore 5 e alle ore 7, è sufficiente a scatenare un dolore forte, esagerato rispetto all’entità dello stimolo.

L'arrossamento (eritema), che la paziente può osservare anche da sola con l’aiuto di uno specchio, è di intensità variabile, in alcuni casi può anche non essere presente e, in genere, si manifesta come un rossore che può interessare tutta l’area del vestibolo, o solo alcune parti.

Il dolore è presente ai rapporti (dispaurenia) e si manifesta in occasione di qualsiasi tipo di penetrazione vaginale che può essere l’introduzione di un assorbente interno, la visita ginecologica, le manovre dei preliminari, ecc.

Per approfondire:Prurito e bruciore vaginale: consigli pratici

Le cause della vulvodinia e vestibolite vulvare

I meccanismi chiamati in causa nell’insorgenza della vestibolite vulvare e della vulvodinia sono fondamentalmente tre:

  • L’ipertattivazione del mastocita
  • L’ipertono del muscolo elevatore dell’ano
  • L’ipertattivazione dei meccanismi del dolore

L’iperattivazione del mastocita

Il mastocita è una cellula che fa parte del nostro sistema di difesa immunitaria e produce alcune sostanze che provocano rossore, bruciore gonfiore e dolore; è anche un fattore di crescita dei nervi (Nerve Growth Factor NGF) che aumenta il numero delle terminazioni nervose del dolore, amplificando quindi la sensazione del dolore.

I fattori che scatenano l’iperattivazione del mastocita sono vari, alcuni esempi sono:

  1. Le vaginiti ripetute da candida, gardnerella, escherichia coli, HPV ecc. che si verificano più frequentemente dopo l’assunzione di antibiotici o se ci sono problemi di stipsi cronica;
  2. I microtraumi sulla mucosa del vestibolo dovuti ai rapporti sessuali, specie se avvengono in presenza di scarsa lubrificazione o secchezza vaginale, che può dipendere dall’uso della pillola, mancanza di eccitazione, dalla presenza del dolore alla penetrazione che inibisce la lubrificazione, o dovuti all’uso di indumenti stretti (jeans, perizoma ecc.). Questi microtraumi danno la sensazione alla paziente di avere dei taglietti che effettivamente possono essere poi riscontrati alla visita, (sono in realtà delle microabrasioni) nella regione vestibolare.
  3. Abitudini alimentari sbagliate, igiene intima scorretta, abbigliamento inappropriato, ecc.

L’ipertono dei muscoli vaginali

L'aumento dei muscoli che circondano la vagina, in particolare del muscolo elevatore dell’ano, può essere:

  • Primario: cioè comparire fin dall’inizio dell’attività sessuale e quindi essere presente prima dell’inizio della vestibolite vulvare (vaginismo), o anche prima dell’inizio dei rapporti manifestandosi ad esempio con la difficoltà ad inserire gli assorbenti interni a causa del dolore.
  • Acquisito: compare come risposta di difesa nei confronti del dolore provocato dall’infiammazione.

La contrazione del muscolo diventa essa stessa causa di dolore, quindi più si è contratte, più si sente dolore.

L’iperattivazione dei meccanismi del dolore

Si instaura per l’aumento delle terminazioni nervose del dolore indotte dal mastocita (produce il NGF), e perché si verifica una maggiore sensibilità agli stimoli dolorosi, indotti dall’abbassamento della soglia del dolore, dovuta alla cronicizzazione del dolore stesso, che tende a peggiorare se subentrano ansia e depressione causate dalla persistenza dei sintomi.

In pratica più dura a lungo la sintomatologia dolorosa, più la paziente avverte dolore.

Da alcuni studi è emersa la presenza anche di ulteriori caratteristiche riscontrate nei soggetti affetti da questo tipo di malattia:

  • Diminuzione dei recettori per gli estrogeni a livello vestibolare.
  • Riscontro di un polimorfismo genico, responsabile di: riduzione della capacità di bloccare l'infiammazione, amplificazione dei meccanismi dell’ infiammazione, riduzione della capacità di combattere l’infezione determinata dalla Candida albicans.

Come si fa la diagnosi?

La diagnosi di vulvodinia deve prima di tutto basarsi sull’esclusione di altri tipi di malattia che possono dare una sintomatologia simile, e dalla presenza e persistenza dei sintomi nella paziente da almeno tre mesi.

Dopo aver effettuato l’esame obiettivo, i tamponi vaginali e cervicali per verificare la presenza di infezioni, esami urine, urinolture nel caso di cistiti, ecc. è necessario fare una colposcopia e osservare con attenzione la regione vulvare tramite la vulvoscopia, che ci permette di rilevare, eventualmente, la presenza di altri tipi di malattia.

Sarà opportuno affrontare la diagnosi con un approccio multidisciplinare, che prevede cioè il coinvolgimento di diverse figure professionali oltre al ginecologo, come il dermatologo, il gastroenterologo, l’urologo, lo psicoterapeuta ecc.

È necessario prima di tutto escludere:

  • Infezioni vulvovaginali: Candida, germi comuni, Herpes, HPV, ecc.
  • Malattie dermatologiche: Lichen sclerosus, lichen planum, condilomi ecc.
  • Tumori vulvari.
  • Lesioni neurologiche: Cisti del nervo pudendo (di Tarlov), esiti post-traumatici del nervo pudendo (Sindrome del canale di Alcok), ecc.
  • Malattie di pertinenza urologica.

L’approccio multidisciplinare è fondamentale perché questo tipo di malattia non coinvolge solo un organo, ma diversi organi, ed è quindi la via più giusta per affrontare con successo questa malattia.

Come curare la vulvodinia?

Questa malattia può essere curata.

L’importante è saperla diagnosticare, possibilmente subito, per evitare che la vestibolite vulvare diventi cronica ed evolva in vulvodinia, in questo caso i tempi di guarigione sono più lunghi.

Le strategie terapeutiche vanno personalizzate e sono specifiche per ogni paziente.

I trattamenti devono agire sui meccanismi che sono responsabili della sua insorgenza e quindi sono rivolti a:

  • Ridurre l’attività del mastocita.
  • Rilassare i muscoli che circondano la vagina.
  • Modulare il dolore.

In particolare le possibilità terapeutiche sono le seguenti.

Farmaci per uso topico

  • Anestetici Locali (es.lidocaina)
  • Estrogeni in crema
  • Aliamidi

Farmaci attivi sui mediatori del dolore

  • Antidepressivi triciclici (es. amitriptilina)
  • Anticonvulsivanti(es.gabapentina,pregabalina)
  • SSNRI (duloxetina,venflaxina)

Riabilitazione della muscolatura del pavimento pelvico

La fisioterapia e biofeedback sono utili in pazienti che presentano alterazioni all’elettromiografia dei muscoli del pavimento pelvico. È possibile ricorrere anche all'elettrostimolazione (TENS).

Blocco del Nervo

Si effettua il blocco anestetico del nervo pudendo, eventualmente in associazione con steroidi.

Terapia chirurgica

L'intervento di vestibulectomia è riservato solo a casi particolari, non è quindi da non considerare come un trattamento di prima scelta.

Psicoterapia

Da effettuare con uno psicoterapeuta e sessuologo per aiutare sia donna che la coppia a superare tutte le difficoltà di natura psicologica e sessuologica che inevitabilmente si vengono a realizzare durante il percorso della malattia.

Altri trattamenti

  • Agopuntura
  • Tecniche di rilassamento
  • Massaggi
  • Auto massaggi
  • Stretching.

Prevenzione e consigli utili

È necessaria e di fondamentale importanza la correzione dei fattori di rischio e delle abitudini sbagliate, oltre all’adozione di alcuni accorgimenti, come:

  • Prevenire le recidive delle vaginiti da candida, gardnerella, escherichia coli, HPV ecc. che si verificano più frequentemente dopo l’assunzione di antibiotici o se ci sono problemi di stipsi cronica.
  • Evitare i rapporti e qualsiasi altro tipo di penetrazione finché non si elimina l’infiammazione, per evitare che i microtraumi impediscano il processo di guarigione.
  • Regolarizzare la funzione intestinale, mangiando fibre, bevendo almeno due litri di acqua oligominerale al giorno, introducendo fermenti lattici.
  • Fare una corretta igiene intima, solo con i prodotti consigliati e specifici dal ginecologo, e se non li tollerate usate solo acqua.
  • Seguire una corretta alimentazione, evitando gli zuccheri semplici e gli amidi e gli ossalati, fino a che non passa l’infiammazione. L’uso eccessivo di zuccheri semplici (dolci) e lieviti (pane, pizza) poca verdura e poca frutta, l’abitudine di bere poco, predispongono alle recidive delle vaginiti specie da candida, e cistiti. Sono da evitare anche gli alimenti ricchi di ossalati (cioccolato, fragole, spinaci, melanzane, mirtilli, arachidi, sedano ecc.) che in alte concentrazioni precipitano nelle urine sotto forma di cristalli e accentuano il sintomo bruciore.
  • Utilizzare biancheria di cotone, assorbenti solo esterni in cotone, no agli indumenti stretti e attillati, se possibile evitate i pantaloni, non utilizzate biancheria intima sintetica e stretta (perizoma), che favoriscono i microtraumi e impediscono una normale traspirazione facilitando l’insorgenza di processi infiammatori.
  • Evitare le attività sportive che traumatizzano la mucosa vaginale, come bicicletta, cyclette e spinning.

Cosa fare in caso di sintomi?

Questo tipo di malattia comunque è tuttora in fase di studio. Ogni anno ci sono continui aggiornamenti su ulteriori possibili cause e nuove prospettive terapeutiche. Se vi accorgete di avere questi sintomi, che persistono da almeno tre mesi, rivolgetevi a un ginecologo esperto di patologia vulvare.

Per approfondire:Dolore pelvico: e se fosse endometriosi?

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Approfondimenti pubblicati su Pubmed

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Data pubblicazione: 23 giugno 2011 Ultimo aggiornamento: 17 febbraio 2022

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