I vegetariani vivono più a lungo
Questo è il risultato che emerge da un nuovo studio, pubblicato su JAMA Internal Medicine nel 2013 e presentato da alcuni ricercatori californiani della Loma Linda University, in cui vengono confermate diverse e precedenti ricerche che indicavano i benefici della dieta vegetariana.
Dieta vegetariana e meno rischio di malattie
Lo studio dimostra che una dieta vegetariana equilibrata può ridurre il rischio di incorrere in alcune patologie croniche gravi, come per esempio l’ipertensione arteriosa, la sindrome dismetabolica, il diabete mellito e le malattie dell’apparato cardiovascolare.
La ricerca ha esaminato un gruppo importante di persone, costituito da di 73.308 soggetti, tutti appartenenti alla Chiesa Avventista del Settimo Giorno, gruppo religioso molto attento a queste tematiche e sensibile nell'indicare stili di vita sani e virtuosi.
Sulla base di un questionario questo numeroso gruppo di persone è stato poi suddiviso in cinque sottogruppi: non vegetariani, semivegetariani, pesco-vegetariani (coloro che si cibano anche di pesci), latto-ovo-vegetariani (coloro che usano latte e derivati e uova) e vegani (gruppo vegetariano puro che non utilizza assolutamente prodotti che provengono dal mondo animale).
Benefici alimentazione vegetariana: risultati a lungo termine
È stato condotto quindi un follow-up di circa sei anni, dove sono stati registrati 2570 soggetti deceduti; facendo le dovute correzioni dei dati, per esempio quelle legate al fatto che i soggetti vegetariani erano in media più vecchi, avevano un livello d’istruzione più alto, bevevano e fumavano di meno, facevano più attività sportive, si è constatato che i vegetariani avevano un rischio di mortalità, per qualunque causa considerata, ridotto del 12% rispetto ai non vegetariani.
Nei vegani questo minor rischio di mortalità saliva al 15% e per i pesco-vegetariani, cioè coloro che continuano comunque a cibarsi di pesce, al 19% mentre scendeva al 9% per i latto-ovo-vegetariani e all’8% per i semi-vegetariani, cioè coloro che mantengono una dieta mista e a volte ritornano a essere onnivori.
Questa associazione, andrologicamente parlando poi, sembra essere più positiva e significativa per i soggetti di sesso maschile rispetto alle signore.