Adulti che hanno paura del buio: parliamo di Acluofobia
La paura del buio non è un’esclusiva del bambino e può interessare anche gli adulti. È sempre sintomo di una personalità infantile e non c’è nulla di cui vergognarsi, ma tanto su cui poter lavorare per conoscerla e conoscersi.
La paura del buio non è una paura reale e come tutte le paure immaginarie è terribile perché non ha limiti, significa essere spaventati da tutto e sempre.
Essere adulti significa percepirsi capaci di affrontare qualsiasi pericolo, saper mantenere la calma anche di fronte alle innumerevoli sfide della vita e avere timori “reali”. Al contrario dei bambini che, invece, hanno paura di tutto anche prima che le cose succedano o anche al solo pensarle.
In genere, molte persone parlano di tormenti e di ansie che proprio non riescono a giustificare razionalmente e, avendo raggiunto importanti traguardi nella vita, ne parlano con imbarazzo. Si chiedono se siano matte e se sia possibile vivere senza quelle angosce, a cui ormai sono abituati.
Ma cerchiamo di capire bene che cosa sia la Acluofobia, o paura del buio.
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La paura del buio nei bambini
La paura del buio può ritenersi fisiologica nel bambino, specie in alcuni momenti chiave della sua crescita che richiamano i temi della separazione e del distacco dai genitori.
Per esempio, è frequente che compaia o che si inasprisca nella fase del “trasloco”, quando mamma e papà decidono che è il momento di spostarlo dalla loro camera in uno spazio che poi diventerà solo suo, la sua cameretta.
Il respiro, le voci, i movimenti quasi impercettibili dei genitori durante la notte rassicurano il piccolo sulla loro presenza, lo fanno sentire protetto e al sicuro malgrado le strane forme che si agitano nella notte davanti ai suoi occhi.
Ma quando è solo, quelle strane forme iniziano a spaventarlo, si trasformano in mostri, in draghi, nell’uomo nero e di fronte ad esse si sente impotente.
Si intuisce, dunque, la particolare importanza in questa fase della lucina sul comodino e della favola raccontata dai genitori prima della nanna, che lo tranquillizzano e lo accompagnano nella fase dell’addormentamento. Si tratta di una fase transitoria che in genere si risolve spontaneamente senza lasciare strascischi.
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La paura del buio negli adulti
Può capitare, tuttavia, che la paura permanga o che si presenti ex novo in età adulta in persone che, pur consapevoli dell’irragionevolezza dei loro timori, vivono con angoscia anche la sola idea di dormire a luci spente o di trovarsi in un luogo al buio.
Si parla in questo caso di Acluofobia (dal greco aclus, che significa “oscurità”, e phobos, “fobia”), con cui si indica non solo la paura del buio, ma anche dei pericoli che in esso si nascondono.
Il cuore batte forte, la respirazione è affannosa, il corpo è attraversato da brividi e la mente è agitata da pensieri angoscianti, da immagini violente e spaventose, da sensazioni spiacevoli (come quella di sentirsi in pericolo o chiusi e oppressi, come in una bara) che non si è in grado di controllare.
Come per le altre fobie, gli episodi sono accompagnati da una forte ansia e dal tentativo di ritardare o di evitare tutte le situazioni in cui ci si può ritrovare al buio.
Ad esempio, la persona fa di tutto per stancarsi e posticipare il momento in cui andrà a letto e cerca di rassicurarsi seguendo una serie di rituali, come controllare che le porte siano chiuse, che nessuno si nasconda sotto il letto, nell’armadio, dietro la porta, ecc.
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Quali sono le cause della paura del buio?
La paura del buio può ritenersi normale se è passeggera e se compare a seguito di un evento particolarmente stressante della vita, come essere in lutto, perdere il lavoro, essere stati rapinati o aggrediti, ecc.
Ma se persiste e si cronicizza diventa necessario l’intervento di uno psicoterapeuta che permetta di esplorarne i significati e i collegamenti con la storia di vita attuale e pregressa.
In alcuni casi, può essere retaggio di un trauma infantile vissuto mentre il bambino era al buio; in altri, invece, non ci sono tracce di episodi particolarmente stressanti accaduti durante l’età evolutiva.
Nella mia esperienza clinica, finora mi è capitato di riscontrare quanto in realtà nasconda un po’ il suo opposto, ovvero la “paura della luce”.
Metaforicamente, è la paura di:
- fare luce sulla propria storia e sulle sue incognite,
- di conoscere aspetti di sé che spaventano o che fanno attrito con la propria immagine sociale,
- di dare voce e forma alle proprie inquietudini e alle emozioni inespresse.
Inoltre, richiama, come nel bambino, tematiche connesse alla separazione dai genitori.
Così, anche quando di fronte a me ho un uomo di 50 anni di successo, o una donna che esibisce autonomia e determinazione a tutti i costi, chiedo che rapporto abbiano avuto e abbiano tuttora con i loro genitori.
Si scoprono così relazioni interrotte e irrisolte, o mantenute con rabbia per obbligo (perché mamma/papà ha solo me/è malato ecc.), o invischiate e caratterizzate da una forte dipendenza emotiva.
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