Edipo: complesso da superare o mito da sfatare?
Prendo spunto da una richiesta di un consulto da parte di una ragazza che, non potendosi dare spiegazioni sensate sul proprio modo di vivere e di leggere la realtà attorno a sé, prende a prestito uno dei concetti più conosciuti e, a mio avviso, abusati di quella parte della psicologia che è la psicoanalisi. Sto parlando del complesso di Edipo.
Complesso di Edipo o attaccamento?
Come si evince dallo stesso consulto è l’Utente stessa che, ad un certo punto, cambia idea e, quando le parlo di attaccamento, immediatamente sente come risuonare qualcosa che le permette di riflettere sulla propria vita e non su concetti astratti (“…esattamente! ha colpito nel segno, ho sempre desiderato godere di una relazione speciale con mio padre...”).
L’attaccamento è un modulo innato e biologicamente determinato che ci spinge a rivolgerci verso un adulto più forte e più saggio che possa fornirci aiuto nei momenti di sofferenza e vulnerabilità. L’attaccamento può declinarsi in modi diversi (ci sono quindi diversi “stili” di attaccamento). Oggi sappiamo però che avere uno stile di attaccamento di un certo tipo da bambini non predice eventuali patologie in futuro. Troppe sono le risorse degli esseri umani e le esperienze “correttive” che possiamo fare nella vita.
A differenza del complesso di Edipo, quella sull’attaccamento è una teoria molto forte verificata scientificamente, che nasce dall’osservazione del comportamento del bambino molto piccolo e che, tra i 12 e i 18 mesi, ha già imparato a spostare il tiro nell’interazione con le figure di attaccamento.
Infatti, se il bimbo viene lasciato da solo e poi con uno sconosciuto, protesterà per l’assenza della mamma e si calmerà solo quando ritornerà la mamma (se ha uno stile di attaccamento cosiddetto “sicuro”). Quando si parla di questo, ciascuno di noi riesce a capire veramente di che cosa stiamo parlando, non abbiamo bisogno di ricorrere alla mitologia o a improbabili interpretazioni.
Un esperimento sull'attaccamento
Nella visione del filmato, non è difficile cogliere ciò che prova la bimba quando rimane da sola, quando entra la sconosciuta (momento più stressante) e quando ritorna la mamma.
Il complesso di Edipo
Come viene spiegato dalla scienza?
Il primo a parlare di complesso di Edipo fu Freud, spiegando che il bambino, crescendo, si identifica col genitore del proprio sesso e comincia a desiderare il genitore del sesso opposto e ad entrare in competizione col genitore dello stesso sesso. Questo prende spunto dal mito greco: Edipo uccide il padre Laio e sposa poi la madre Giocasta.
Freud arriva a tali conclusioni, dopo aver ascoltato i suoi pazienti, ma non avendo verificato tali dati empiricamente.
Ad oggi infatti non ci spiegazioni scientifiche in grado di dimostrare l’esistenza, la funzione né il superamento di tale condizione.
In qualità di psicologa psicoterapeuta con altro orientamento, diverso dalla psicoanalisi, ritengo che un/una bambino/a NON abbia desideri sessuali verso il genitore del sesso opposto. Questo è ciò che oggi ci dice la scienza. È vero che un bimbo chiede protezione e coccole al genitore con modalità “seduttive” (nell’etimologia del termine) che comunque sono tipiche del bambino per ottenere qualcosa.
Ma ciò che accade quando un bambino chiede affetto e vicinanza protettiva all’adulto, NON può né deve essere scambiato con una richiesta di attenzioni sessuali. Se ciò avviene, essendo l’adulto l’unico responsabile, siamo nell’ambito della disregolazione della funzione metacognitiva e dell’abuso sessuale.