Complesso edipo attaccamento.

Edipo: complesso da superare o mito da sfatare?

a.pileci
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

Prendo spunto da una richiesta di un consulto da parte di una ragazza che, non potendosi dare spiegazioni sensate sul proprio modo di vivere e di leggere la realtà attorno a sé, prende a prestito uno dei concetti più conosciuti e, a mio avviso, abusati di quella parte della psicologia che è la psicoanalisi. Sto parlando del complesso di Edipo.

Complesso di Edipo o attaccamento?

Come si evince dallo stesso consulto è l’Utente stessa che, ad un certo punto, cambia idea e, quando le parlo di attaccamento, immediatamente sente come risuonare qualcosa che le permette di riflettere sulla propria vita e non su concetti astratti (“…esattamente! ha colpito nel segno, ho sempre desiderato godere di una relazione speciale con mio padre...”).

L’attaccamento è un modulo innato e biologicamente determinato che ci spinge a rivolgerci verso un adulto più forte e più saggio che possa fornirci aiuto nei momenti di sofferenza e vulnerabilità. L’attaccamento può declinarsi in modi diversi (ci sono quindi diversi “stili” di attaccamento). Oggi sappiamo però che avere uno stile di attaccamento di un certo tipo da bambini non predice eventuali patologie in futuro. Troppe sono le risorse degli esseri umani e le esperienze “correttive” che possiamo fare nella vita.

A differenza del complesso di Edipo, quella sull’attaccamento è una teoria molto forte verificata scientificamente, che nasce dall’osservazione del comportamento del bambino molto piccolo e che, tra i 12 e i 18 mesi, ha già imparato a spostare il tiro nell’interazione con le figure di attaccamento.

Infatti, se il bimbo viene lasciato da solo e poi con uno sconosciuto, protesterà per l’assenza della mamma e si calmerà solo quando ritornerà la mamma (se ha uno stile di attaccamento cosiddetto “sicuro”). Quando si parla di questo, ciascuno di noi riesce a capire veramente di che cosa stiamo parlando, non abbiamo bisogno di ricorrere alla mitologia o a improbabili interpretazioni.

Un esperimento sull'attaccamento

Nella visione del filmato, non è difficile cogliere ciò che prova la bimba quando rimane da sola, quando entra la sconosciuta (momento più stressante) e quando ritorna la mamma.

Il complesso di Edipo

Come viene spiegato dalla scienza?

Il primo a parlare di complesso di Edipo fu Freud, spiegando che il bambino, crescendo, si identifica col genitore del proprio sesso e comincia a desiderare il genitore del sesso opposto e ad entrare in competizione col genitore dello stesso sesso. Questo prende spunto dal mito greco: Edipo uccide il padre Laio e sposa poi la madre Giocasta.

Freud arriva a tali conclusioni, dopo aver ascoltato i suoi pazienti, ma non avendo verificato tali dati empiricamente.

Ad oggi infatti non ci spiegazioni scientifiche in grado di dimostrare l’esistenza, la funzione né il superamento di tale condizione.

In qualità di psicologa psicoterapeuta con altro orientamento, diverso dalla psicoanalisi, ritengo che un/una bambino/a NON abbia desideri sessuali verso il genitore del sesso opposto. Questo è ciò che oggi ci dice la scienza. È vero che un bimbo chiede protezione e coccole al genitore con modalità “seduttive” (nell’etimologia del termine) che comunque sono tipiche del bambino per ottenere qualcosa.

Ma ciò che accade quando un bambino chiede affetto e vicinanza protettiva all’adulto, NON può né deve essere scambiato con una richiesta di attenzioni sessuali. Se ciò avviene, essendo l’adulto l’unico responsabile, siamo nell’ambito della disregolazione della funzione metacognitiva e dell’abuso sessuale.

Data pubblicazione: 12 novembre 2011 Ultimo aggiornamento: 10 agosto 2022

66 commenti

#1
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Utente 219XXX

Sono d'accordo con lei. Anch'io penso che il complesso di Edipo sia un mito che ha avuto fin troppa fortuna e che ha trovato appoggio anche da parte di eminenti psichiatri e intellettuali. Il complesso di Edipo rappresenza l'ennesima forzatura nei confronti dell'infanzia ed ha offuscato le reali esigenze del bambino. Per non parlare poi degli ulteriori strascichi ed estemizzazioni come l'anticipazione del complesso di Edipo nelle teorie di M. Klein o le varie speculazioni di tanti psicanalisti che hanno costruito castelli teorici poggiati sul nulla.
Io però tra i miti dannosi includerei anche l'equazione grisingeriana "le malattie mentali sono malattie del cervello" che purtroppo è tornata in auge ed ha portato all'attuale riduzione della psichiatria a farmacoterapia. Leggo spesso diversi consulti di psichiatri ed è sconfortante constatare come il disagio psichico venga ridotto ad epifenomeno di una alterazione della chimica cerebrale. Credo che si stia perdendo di vista la complessità della psiche e dei fattori che la determinano.

#2
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Dr.ssa Angela Pileci

Gentile Utente, La ringrazio per l'interessamento e per il Suo commento.

Il problema dell'Edipo è che non è una teoria scientifica, sottoposta a verifiche empiriche. Quindi, allo stato attuale è solo un'ipotesi della psicoanalisi, mai verificata. Scopo del mio articolo è duplice:

- partendo dal consulto dell'Utente, evidenziare come l'Edipo non sia in grado di spiegare il funzionamento mentale, nè la psicopatologia. E poichè la psicologia è una scienza empirica come la fisica, non sono accettabili affermazioni del genere. Quindi diffondere una CULTURA e un' INFORMAZIONE CORRETTA ATTORNO ALLA PSICOLOGIA;

- evidenziare il funzionamento e la ricaduta operativa di una teoria molto forte, verificata e validata quale la teoria dell'attaccamento (Bowlby, Main, Ainsworth), che in tal senso, non solo restituisce dignità a una scienza quale la psicologia, ma soprattutto è in grado di spiegare in modo semplice e diretto, senza castelli per aria, il funzionamento mentale e relazionale del bambino molto piccolo, partendo dall'osservazione diretta (nel video si vede molto bene la reazione della bimba).

E' importante ricordare che non si può tentare di curare nessuno e nessuna malattia facendo affidamento su qualcosa che non è stato dimostrato nè validato. Significherebbe andare a tentativi.

E' anche vero che negli anni la psicoanalisi si è evoluta, ma per ulteriori dettagli sarebbe opportuno sentire il parere dei Colleghi psicoanalisti.

Un cordiale saluto.

#3
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Utente 219XXX

Gentile Dott.ssa,
pur condividendo la critica al complesso di Edipo, feticcio di una psicologia che partendo dall'adulto voleva dedurre il mondo interno del bambino, non posso però condividere la pretesa di equiparare la psicologia ad una scienza empirica come la fisica. Gli "oggetti" di studio sono incommensurabilmente diversi. La fisica studia fenomeni naturali, la psicologia si interessa dell'uomo e della psiche che alla fine sfugge ad ogni pretesa di imbrigliamento teorico. Rimane sempre quella variabile indipendente che non è quantificabile. Con questo non voglio assolutamente dire che la psicologia non debba adottare una metodologia scientifica, ma nello stesso tempo bisogna essere consapevoli dei limiti della scienza applicata ai fenomeni psichici. Il rischio è quello di equiparare l'uomo ad un oggetto scientifico come avveniva nelle famigerate lezioni di Kraepelin.

Saluti

#4
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Dr. Armando De Vincentiis

(..)non posso però condividere la pretesa di equiparare la psicologia ad una scienza empirica come la fisica(..)

Gentile utente, in molte discussioni scientifiche emerge spesso l'idea che la psicologica, in virtù del suo oggetto di studio, il comportamento umano, appartenga alle cosiddette scienze a statuto debole e, quindi, sotto un gradino più basso delle scienze fisiche e matematiche.

In un articolo pubblicato dalla rivista Skeptical Inquirer viene rammentato uno studio poco noto di Larry Hedgs ,statistico e studioso di metodologia scientifica dell'Università di Chicago, che si pose il problema della forza scientifica della psicologia.

Egli si pose come metodo di misura per la valutazione di una scienza la cosiddetta "cumulabilità empirica" ossia se una scienza ha davvero successo nel descrivere il mondo o alcuni dei suoi processi, i risultati empirici dovrebbero essere coerenti tra una pubblicazione e l'altra.
in pratica se la terra è davvero sferica e misura un certo diametro, nonostante i diversi metodi di misura utilizzati ,i risultati dovrebbero dare sempre lo stesso diametro.

Hedgs decise di confrontare questa cumulabilità empirica di una scienza considerata forte, la fisica e la psicologia, considerata debole. Egli setacciò i risultati della letteratura in fisica (in questo caso sulla fisica delle particelle) e quelli della letteratura in psicologia pubblicate in un certo numero di anni su una certa quantità di riviste specializzate (per la psicologica prese molti campi come lo studio delle differenze di genere, la valutazione scolastica, i programmi di prevenzione contro le discriminazioni razziali ecc) e confrontò i risultati .

le osservazioni furono sorprendenti, ossia la cumulabilità empirica degli studi in psicologia, in termini di coerenza e replicabilità, erano statisticamente sovrapponibili a quelli degli studi in fisica.

Hedges concluse che la convinzione che gli esperimenti di fisica producano risultati più coerenti delle scienze sociali non è confermata dai dati.

#5
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Dr. Giuseppe Santonocito

>>> non posso però condividere la pretesa di equiparare la psicologia ad una scienza empirica come la fisica.
>>>

Non è la psicologia ad avere tale pretesa, dato che non l'ha mai avuta. È semmai la pretesa delle scienze "dure" a essere decaduta da tempo. Della fisica, ma anche della matematica. Si veda ad esempio il principio d'indeterminazione di Heisenberg e i teoremi d'incompletezza di Gödel. Queste scienze, così deterministiche in apparenza, si è scoperto essere basate su assunti indimostrabili.

>>> della psiche che alla fine sfugge ad ogni pretesa di imbrigliamento teorico.
>>>

No, non è vero. È solo che gli assunti teorici della psicologia non sono gli stessi di quelli delle scienze più "semplici" (o meno complesse, se vuole). È necessario tener conto di strati di complessità addizionale che però possono benissimo essere gestiti in modo pragmatico e utile. Certamente lo psicologo non può avere la stessa forma mentis dell'ingegnere, su questo non va dubbio.

È il concetto stesso di scientificità a essere andato incontro nel tempo a revisione, l'accezione di scienza in senso positivistico ottocentesco ha perso utilità e non è più attuale, per questo è stato necessario aggiornarlo.



#8
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Dr.ssa Flavia Massaro

"Freud arriva a tali conclusioni, dopo aver ascoltato i suoi pazienti, ma non avendo verificato tali dati empiricamente"

Cara Angela,

forse dimentichi il Piccolo Hans!
Il suo caso è una pietra miliare del pensiero psicoanalitico.

Ovviamente le “pulsioni sessuali" (o, per meglio dire, l'investimento libidico) in questione non sono pulsioni volte alla concretizzazione del rapporto fisico: sono pulsioni inconsce che, con il raggiungimento della maturità sessuale, emergono alla coscienza e sono ridirette all'esterno.
Quando la psiche del soggetto è disturbata si arriva invece all'incesto.

Del resto che i bambini si attacchino alla mamma e siano gelosi del papà, e che le bambine facciano lo stesso, attaccandosi al papà e provando gelosia per la mamma, è osservabile in qualunque famiglia con figli.
Il “complessi di Edipo” è esattamente come tanti altri concetti psicologici, medici e biologici che sono desunti dall'osservazione e non sono "misurabili" in senso matematico.

Che dire poi del fatto che le ricerche di psicologia sociale dimostrano che i maschi si legano a donne che ricordano la loro mamma e che le femmine scelgono partner che ricordano loro il padre?

L'adolescenza, periodo in cui emergono le pulsioni sessuali finalizzate al rapporto fisico, è proprio il periodo in cui si prendono le distanze dalla famiglia investendo all’esterno di essa per evitare l’incesto, e quando qualcosa non funziona si può arrivare al suicidio o al tentato suicidi, come ben illustrano i Laufer raccontando la loro esperienza con la terapia residenziale degli adolescenti che hanno tentato di togliersi la vita.

Quindi le dinamiche indicate col termine "complesso di Edipo" non mi sembrano nulla di particolare né nulla che si discosti da quanto si osserva comunemente nelle dinamiche familiari: si può cambiare il nome e parlare di "predilezione per il genitore eterologo" e "gelosia/invidia per quello omologo", ma la sostanza non cambia.

I miti greci, poi, mettono semplicemente in scena pulsioni inconsce ìpiù che inventare qualcosa: il teatro greco antico aveva infatti dichiaratamente funzione catartica, perchè permetteva allo spettatore di assistere alla rappresentazione dei suoi istinti più profondi e di prenderne le distanze senza sentirsi in colpa.
Consentiva quindi l'elborazione collettiva di istanze condivise, e lo faceva in modo tale da consentire la proiezione da parte di ciascuno spettatore dei propri contenuti inconsci su ciò che era solo narrato (dal Coro o da un personaggio) e non rappresentato visivamente, come ad es. le scene violente.
(Lo stesso accade quando leggiamo al bambino una favola, e così facendo lo aiutiamo a crescere psicologicamente, ma la stessa proiezione è il meccanismo alla base dell'utilizo dei test proiettivi.)

Secondo me se si capisce cosa è davvero inteso con il termine "complesso di Edipo" cadono i motivi che spingono istintivamente a rigettarne l'esistenza.

Flavia

#10
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Dr. Giuseppe Santonocito

>>> forse dimentichi il Piccolo Hans!
Il suo caso è una pietra miliare del pensiero psicoanalitico.
>>>

Un caso è troppo poco per fungere da pietra miliare, e infatti le critiche alle fondamenta dell'edificio psicoanalitico si basano anche sulla scarsità dei dati a sostegno delle sue affermazioni.

Ma il vero problema, dal mio punto di vista di psicoterapeuta, è che un concetto come l'Edipo non solo non dà strumenti operativi per intervenire, ma rischia d'instillare nei pazienti più disturbati pensieri e atteggiamenti inopportuni. Non ci dimentichiamo che ogni interpretazione è pur sempre una costruzione, ed è meglio stare attenti a cosa si costruisce insieme a una persona che non è serena.

Inoltre, chiamando in causa l'inconscio per spiegare o agire, costruendo castelli su ciò che non si sa, si possono prendere cantonate non da poco. L'inconscio certamente esiste, ma affidarsi troppo ad esso, storicamente, non mi pare si sia rivelata una strategia tanto vincente.


#11
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Dr.ssa Flavia Massaro

E' un concetto che dà strumenti diagnostici (e immagino anche operativi, perchè permette di leggere la realtà del pz) a chi interviene con quella specifica tecnica.
Non ha senso al di fuori di essa, esattamente come le singole concettualizzazioni dei vari orientamenti non hanno senso al di fuori dello specifico impianto teorico al quale appartengono.

#12
Foto profilo Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

>>> E' un concetto che dà strumenti diagnostici (e immagino anche operativi
>>>

Quali?

Forse sarebbe meglio che intervenisse in discussione anche uno psicoterapeuta a indirizzo psicoanalitico.



#13
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Dr.ssa Flavia Massaro

Sarebbe sicuramente il benvenuto, anche se non credo che questa sia la sede per una discussione tecnica del genere.

#14
Foto profilo Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

Il problema del complesso di Edipo in psicoterapia, secondo me, è che, non avendo una teoria scientifica che possa spiegarlo, costringe il paziente ad autoconvincersi...perchè "lo ha detto il dottore che ha studiato tanto... sarà così", esattamente come fa la ragazza del consulto, che lo ha sentito da qualche parte.

Un caso solo (piccolo Hans) e trattato senza pretese di scientificità rafforza l'idea espressa dall'Utente: come può essere la psicologia una scienza empirica?(commento 3).

In generale le teorie di Freud sono molto deboli in questo senso e non verificate.

Aggiungo a quanto dice Giuseppe che le interpretazioni psicoanalitiche altro non sono che IPOTESI da verificare, NON la verità. Quindi ancor meno possono essere considerati pilastri di una teoria scientifica.

Sarebbe interessante anche secondo me accostare al nostro il parere di uno psicoterapeuta analitico perchè oggi la psicoanalisi NON è più quella di Freud ma si è ovviamente evoluta.

#17
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Utente 219XXX

Caro dott. Santonocito,
Se da una parte Lei dice che la psicologia non ha mai avuto la pretesa di equipararsi alle scienze "esatte" come fisica e matematica, dall'altra però cade in questo equivoco quando Lei nega che la psiche, in ultima analisi, sfugga ad ogni imbrigliamento teorico.
E' proprio partendo dall'essenza dell'uomo, la libertà, che ogni tentativo di spiegare in modo totalizzante il suo comportamento tende a naufragare. Non posso non tornare a ribadire la specificità dell' "oggetto" della psicologia che permette di gestire fino ad un certo punto "strati di complessità addizionale". Una posizione positivista, invece, afferma proprio la possibilità di ridurre a degli assunti specifici tutte le manifestazioni della psiche.
Grazie per la Sua attenzione.

#18
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Dr. Giuseppe Santonocito

Nessun equivoco, piuttosto mi sembra che la fallacia logica stia dalla sua parte.

Lei dice:

>>> cade in questo equivoco quando Lei nega che la psiche, in ultima analisi, sfugga ad ogni imbrigliamento teorico
>>>

Io nego certamente che la psiche sfugge a OGNI imbrigliamento teorico, ma NON sostengo il suo esatto contrario, ovvero che possa essere TOTALMENTE imbrigliata. Almeno allo stato attuale delle conoscenze. Quando saremo riusciti a fare il reverse engineering completo di un cervello vero, neurone per neurone, molecola per molecola, ci avvicineremo di più al 100%. Ma la scienza (e sottolineo "scienza", non le filosofie pre-costruttiviste o la religione, che sono altre cose) si contenta di progredire per approssimazioni successive, senza sentirsi obbligata a ricercare o rifiutare verità assolute.

La sua posizione (mi corregga se vado errato) sembra del tipo "o tutto o nulla". O una cosa può essere ridotta ai minimi termini, oppure non è scienza. Ma ciò è falso. Il concetto moderno di scientificità si basa su VERITÀ STATISTICHE, ovvero non è necessario raggiungere ideali assoluti e astratti di perfezione, può bastare anche meno, ai fini di ottenere ritorni di UTILITÀ nell'intervenire sull'oggetto di studio. Persino la fisica e la matematica hanno accettato e fatto proprio quest'atteggiamento!

E di certo la psicologia e la psicoterapia sono in grado di fornire grossi ritorni d'utilità. Non basandosi sul positivismo, che oggi nessuno prende più troppo sul serio, ma su posizioni filosofiche diverse, ad esempio pragmatismo e costruttivismo.

Quanto alla libertà e al libero arbitrio, le riporto un aforisma di Spinoza: gli uomini credono di essere liberi perché sono consapevoli delle proprie azioni, ma restano in larga parte inconsapevoli delle cause che le provocano.

La ringrazio per darmi la possibilità di parlare di questi temi, sempre affascinanti.




#19
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Utente 219XXX

Caro dott. Santonicito,

in fondo le nostre posizioni non sono poi così distanti. Purtroppo lo spazio che abbiamo a disposizione e lo strumento non mi hanno permesso di esprimere appieno il mio pensiero. Innanzitutto voglio chiarire che non considero la psicologia una scienza di serie B. Assolutamente. Voglio però anche evitare di mistificare la scienza psicologica pensando che essa possa penetrare appieno le manifestazioni psichiche. La psiche non può essere totalmente conosciuta e qui le nostre posizioni si avvicinano e mi scuso per essermi spiegato senza la dovuta chiarezza in precedenza. Io per imbrigliamento teorico intendevo una conoscenza totalizzante.
Sono poi d’accordo con Lei che la conoscenza scientifica progredisca per approssimazioni e il vero scienziato è quello che ha sempre presente i limiti del suo strumento di indagine e la vastità del campo d’indagine.
Sono inoltre convinto come Lei dell’utilità della psicoterapia e della bontà del pragmatismo e del costruttivismo, pietre miliari della moderna psicologia.
Diversamente da Spinoza che nega la libertà umana io invece penso che quest’ultima sia quella variabile indipendente che fa sì che il comportamento umano possa essere prevedibile fino ad un certo punto.
Cordiali saluti

#21
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Dr. Edoardo Riva

Gentili Utenti e colleghi,
Il complesso di Edipo è un costrutto, da cui si parte per elaborare una metodologia per curare i pazienti. Bisogna chiedersi piuttosto se la psicanalisi funziona, e funziona. Lo dimostra il sistema sanitario tedesco che rimborsa le terapie che funzionano, come quella psicanalitica, perché dà adeguate garanzie di guarigione a lungo termine. Il resto è piuttosto "filosofia della psicologia".

#22
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Dr.ssa Angela Pileci

Rimborsare una prestazione sanitaria NON significa che quella prestazione abbia avuto successo... si rimborsano tante cose e le aziende ospedaliere sono aziende non onlus.

Ad ogni modo questo NON significa affatto che la psicoanalisi funzioni.

Oppure dovresti scrivere: "La psicoanalisi funziona" (Riva, 2011).

Bene, adesso illustraci la scientificità di tale affermazione.

#23
Foto profilo Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

>>> Bisogna chiedersi piuttosto se la psicanalisi funziona, e funziona.
>>>

Quale psicoanalisi, esattamente?

Per quale disturbi, specificamente?

Quanto è efficiente? Ossia quanti mesi/anni/sedute in meno richiede per ottenere gli stessi risultati, rispetto ad altri tipi di terapia?

>>> Lo dimostra il sistema sanitario tedesco
>>>

Un sistema sanitario non dimostra proprio nulla, è solo un modo di fare le cose che non è affatto detto sia quello più scientifico. Se vogliamo essere oggettivi, i confronti vanno fatti sulla ricerca, non sui sistemi sanitari in vigore nei vari paesi.

>>> Il resto è piuttosto "filosofia della psicologia".
>>>

Se ti riferisci al pragmatismo, di sicuro è filosofia. Che resta comunque cosa diversa dalla mitologia.



#24
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Dr.ssa Angela Pileci

Aggiungo solo: anche in psicoterapia, ovviamente, DEVE esserci una teoria forte che mi permetta di fare o non fare alcune azioni, ovvero una logica che sottende l'intervento...altrimenti tutto è affidato al caso, senza beneficio per il paziente.
Tuttavia la teoria forte di riferimento deve essere scientifica. Non possiamo fare psicoterapia senza considerare l'epistemologia.

#25
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Dr. Armando De Vincentiis

la psiconalisi funziona? sono d'accordo, ma bisogna specificare qualle modello di essa (ortdossa, interpersonale, breve) e per quali patologie.

Ci sono evidenze per alcune patologie (e solo per alcuni modelli di essa) nessun evidenze per altre patologie.

#27
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Dr. Edoardo Riva

Il messaggio che mi sembra importante che passi, soprattutto dal punto di vista deontologico, è che le metodologie che noi e nostri colleghi utilizziamo sono efficaci e etiche. Se siamo d'accordo che per alcuni problemi si risolvono con la psicanalisi o anche che è meglio trattarli proprio con la psicanalisi allora il costrutto del complesso di edipo (modernizzato come lo è oggi) ha più che ragione di esistere.

#28
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Dr. Armando De Vincentiis

non tanto :-)
per il semplice fatto che i modelli psicoanalitici più efficaci sono proprio quelli più legati alle vicissitudini del "qui ed ora" che danno una scarsa enfasi alle dinamiche edipiche.

mi fai un esempio di costrutto operativo (modernizzato) di complesso di Edipo?

#29
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Dr. Armando De Vincentiis

(..)Se siamo d'accordo che per alcuni problemi si risolvono con la psicanalisi(..)
su questo sono d'accordo

(..)o anche che è meglio trattarli proprio con la psicanalisi(..)
su questo un po meno, fino ad oggi il modello psiconalitico dimostratosi davvero efficace (e quindi elettivo al pari di altri) è quello interpersonale e solo per la depressione media e moderata.

#30
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Dr.ssa Angela Pileci

Sì, Edoardo, quello che mi interessa capire è l'evoluzione della psicoanalisi oggi e come viene utilizzato il complesso di Edipo in terapia. Grazie

#31
Foto profilo Dr. Edoardo Riva
Dr. Edoardo Riva

I lacaniani lo usano per interpretare come nelle relazioni sociali insoddisfacenti la persona "assuma il suo posto nell'edipo". Si comporta "come se" aspettasse punizioni o avesse desideri proibiti.
Una modernizzazione è che non tutte le relazioni sono sessuali e i problemi dell'adulto non sempre sono dati un trauma sessuale.
Avendo io un master in psicoterapia dell'infazia (dove si usano ancora abbastanza i concetti anche freudiani) so che l'edipo ha anche cambiato età, si è spostato dalla prepubertà ai tre-otto anni di età. E' l'edipo di un sistema nervoso ancora immaturo, dove non c'è il desiderio di "giacere con il genitore di sesso opposto e uccidere quello del proprio", ma la versione immatura di qualcosa di normale: un'attrazione verso l'altro sesso partendo dal mondo familiare.
Io però non sono psicanalista e non voglio entrare più di tanto nel merito di come si traducono in tecniche e in sviluppo del piano terapeutico queste premesse.

#32
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Dr. Giuseppe Santonocito

Sarebbe molto più semplice e si risparmierebbero un sacco di discussioni inutili se gli psicoanalisti avessero il coraggio di dire chiaro e tondo: "L'Edipo è stata una grossa cantonata, dimentichiamocene e andiamo avanti".

Uno dice: "Ma io non ho mai sentito attrazione per mia madre/mio padre!" E lo psicoanalista, pronto, risponde: "Eh, per forza! Le tue erano pulsioni inconsce, ce l'avevi ma non te ne rendevi conto!"

Ora in tutta onestà: si possono fare discussioni serie, assumendo che i concetti più importanti non possano essere conosciuti/falsificati? Non è metafisica, questa?



#54
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Dr. Armando De Vincentiis

uno degli argomenti che espongo qui
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/1870-nuovo-libro-lontano-dall-ansia-e-dalla-psicoanalisi.html

sono proprio quelli di evidenziare il valore "artistico" della psicoanalisi come chiave di lettura dell'esperienza umana.

Nella letteratura, nell'arte, nel cinema, nei romanzi la psicoanlisi, oggi, da un contributo, oso dire, di gran lunga superiore a quello clinico.
il fatto è che discutiamo della psicoanalisi in senso lato dimenticando che essa è formata da modelli teorici anche contrastanti tra loro.

lo stesso complesso di Edipo assume caratteristiche diverse in base al modello. Quello più moderno (psicoanlisi relazionale) parla di edipo ricercatore, ossia quelle dinamiche intrecciate tra i vari membri della famiglia la cui funzione è solo quella di descrivere , appunto, questi intrecci. Ma qual'è la differnza con la psicologia sistemica nel farlo?
che la prima allude a intrecci motivati da fattori inconsci. E quali sono questi fattori? be ci sono anche i desideri. e quali sono questi desideri? (dominio, possesso e cose simili) e come ci si difende da questi desideri?
dalla difese, quindi che si tratti di psiconalisi ortodossa (modello pulsionale) o che si tratti di psicoanalisi relazionale, dal momento in cui si parla di inconscio non si può fare a meno di parlare di lotta tra desideri e pressioni ambientali.

Abbiamo modelli teorici che si fanno la guerra ma che si basano tutti su concetti simili ai quali, però, sentono l'esigenza di dare significati differenti.

ma che senso ha la psicoanalisi senza il concetto di inconscio? e che senso ha parlare di inconscio se non si parla di meccanismi di difesa? e i meccanismi di difesa da cosa difendono? dal ricordo di traumi infantili reali?
e quali traumi possono mai essere? abusi? maltrattamenti? qui l'edipo fa capolino.
E ancora i meccanismi di difesa difendono dai propri desideri inaccettati verso le figure genitoriali? ancora l'edipo.

Nessuna difesa? allora solo una metafora per descrivee intrecci famigliari? e quali? legami, coplicità, alleanze e preferenze verso i genitori di sesso opposto? caspita si può ancora parlare di edipo.

nonostante l'evoluzione e le differenze teoriche la psiconalisi dell'edipo non ne fa a a meno nè riesce a liberarsene.

come si vuole falsificare un concetto che cambia in base alle esigenze? Come si può falsificare un concetto che in un modo o nell'altro ti spiega un'esperienza in tutte le sue forme?

Se mi si obietta affermando: ma scusa qual'è il problema esso non vuole essere scientifico ma solo una chiave di lettura universale di un'esperienza umana, allora sono d'accordo.

ma il problema è: come può essere di aiuto da un punto di vista terapeutico il concetto di edipo?

uno psiconalisita, oggi, può fare a meno del complesso di edipo?

Una volta evidenziato e dispiegato il concetto edipico venuto fuori in analisi cosa ci si aspetta da un punto di vista prettamente operativo-terapeutico?

#59
Foto profilo Dr. Armando De Vincentiis
Dr. Armando De Vincentiis

ma come è nato il complesso di Edipo? davvero Freud a dedotto tal sistema mentale dal lavoro con i suoi pazienti o ne ha formulato una teoria generale (arbitraria) sulla base della sua vera ossessione nei confronti del padre? Ricordo che dopo la scoperta dei carteggi privati tra Freud ed il suo amico berlinese Fliess (carteggi celati dalla famiglia Freud fino a qualche anno fa) sono venuti alla luce non solo le manovre poco deontologiche di Freud nella costruzione del suo apparato teorico ma anche le sue ossessioni dalle quali ha dedotto la teoria generale dell'Edipo e la sua ricerca nei suoi pazienti.
Freud ha commesso un errore epistemologico, considerare legge generale le sue nevrosi, il suo genio è stato quello di universalizzarlo a tal punto da fondarne una disciplina planetaria.

per saperne di più sul mito di Edipo consiglio l'illuminante lettura "il Crepuscolo di un idolo" di Michel Onfray. un lettura storica delle vicissitudini di Freud, i veri NON risultati dei suoi casi clinici e le sue confessioni epistolari all'amico medico berlinese.

#63
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Dr. Alessandro Raggi

Vorrei far notare due cose:
1) L'Edipo, così come nella prima formulazione Freudiana ha ricevuto numerose rivisitazioni da parte dello stesso Freud ed è stato già ridimensionato praticamente da tutti i post freudiani. Uno dei motivi che portò alla rottura tra Freud e Jung fu anche l'eccessivo peso che il primo intendeva dare alla pulsione sessuale (Edipo in testa);
2) John Bowlby che elaborò la teoria dell'attaccamento, cui si fa cenno nella news, era uno psicoanalista.

#65
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Ex utente

Dr.ssa Pileci, ho seguito questa discussione sperando che arrivasse per i non addetti ai lavori ad una conclusione. Ho capito solo che il "complesso di Edipo" sia ridimensionato dai postfreudiani. Tuttavia poichè nel linguaggio comune si continua a parlare di "complesso di Edipo" e non certo di "attaccamento", esiste un neologismo che renda più fedelmente il concetto, di cui avete discusso, senza cadere in fraintendimenti "linguistici" . Spero di essermi spiegato.

#66
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Dr.ssa Angela Pileci

Gentile Utente,
mi dispiace, ma temo di non aver compreso molto bene la Sua domanda.
Potrebbe per favore riformularla?

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