Depressione reattiva da pensionamento ed efficacia del Work-Watching
La depressione da pensionamento, più frequente statisticamente negli uomini che nelle donne e conseguente, nonché successiva, come dice il termine stesso, al pensionamento, ossia alla cessazione, forzata o richiesta, della attività lavorativa per raggiunti limiti di età. Essa è un tipo di depressione relativamente recente, la cui comparsa è stata apprezzata, a causa, come si intuisce facilmente, del prolungarsi della età media della popolazione, con conseguente raggiungimento dell’età pensionabile da parte di fasce sempre più considerevoli di questa e, particolare non trascurabile, composte di persone in buona salute, ancora “giovani” e produttive, ma costrette improvvisamente ad una forzata inattività bruscamente iniziata appunto da un “ pensionamento” per raggiunti limiti di età.
Quella, che solo alcuni decenni addietro poteva essere considerata una conquista sociale degna e necessaria in un paese civile, oggi, per alcuni soggetti, non pochi purtroppo, può tradursi in una vera iattura, fonte e causa appunto di un evento patologico nella cui eziopatogenesi confluiscono più fattori complessi. Ad esempio un fattore complesso e forse meno immediatamente “coglibile”, ma che spiega la preponderanza straordinariamente superiore della depressione da pensionamento negli uomini che nelle donne, è rappresentato dalla perdita di ruolo, prima di tutto sociale e secondariamente anche nell’ambito della famiglia, provocata appunto dal collocamento forzato a riposo.
Ove infatti per un uomo produttivo il lavoro rappresenta l’unica occupazione attiva e determinante della sua vita, il cessare di questa se non accompagnata da interessi paralleli e collaterali, come accade di sovente, spesso brusco e immediato, trasferisce il soggetto maschile da una collocazione e autocollocazione psicologica di persona attiva e produttiva e con un ruolo sociale e in seno alla famiglia, ad una dimensione di nullafacente, ad un limbo esistenziale ove la massima occupazione consiste nel cercare una occupazione alternativa, o meglio un ruolo nel quale definirsi e identificarsi, riconoscersi per riprendere a vivere attivamente.
Non rientra tra gli scopi di questo blog approfondire questo tipo di depressione detta reattiva o esogena, perché è strettamente legata al sopraggiungere di un avvenimento esterno scioccante, come un lutto, una separazione, l’insorgere di una malattia, e che a differenza di quella endogena, causata da fattori organici, non si cura principalmente con i farmaci, ma, si supera mettendo in atto una serie di meccanismi, detti di adattamento, sui quali c’è copiosa letteratura
1. Meditare sul fatto che l’addio al mondo del lavoro significa avere tempo libero da dedicare a se stessi, alle proprie passioni, agli hobby trascurati, alla lettura, agli amici.
2. Considerare il pensionamento come una fase di evoluzione della propria esistenza e non di involuzione: «Questo riposo me lo sono meritato, è il premio dopo anni di fatiche».
3. Dare sfogo a tutti i propri interessi. Per esempio, si possono fare viaggi organizzati o frequentare le università della terza età.
4. Cercare di rendersi utili: si possono aiutare i propri familiari (accudendo i nipotini, se ci sono) o gli altri, entrando in contatto con associazioni di volontariato.
5. Partecipare a tutte le occasioni ludiche che si presentano.
6. Parlare, parlare, parlare: l’esperienza della nuova vita va condivisa con altre persone.
7. Dedicare del tempo al proprio benessere psicofisico, partecipando a corsi di musica, di ballo o di ginnastica dolce.
8. Grande interesse ha suscitato recentemente la conclusione di alcuni studi iniziati in Olanda nel 2013 con lo “Work-Watching Project”, un progetto di accoglienza per i pensionati che si possono portare al seguito i nipotini.
Che prevede l’allestimento di più spazi attrezzati per poter guardare i lavori in corso nei cantieri edili e stradali coinvolgendo le aziende stesse. Non solo panchine fisse ma anche sedie pieghevoli da spostare a seconda della posizione dei macchinari fuori o dentro i cantieri edili o in posizioni privilegiate sui cantieri stradali in watching-point protetti. Il primo watching point in Europa è stato allestito a Weckienburg, in Olanda, oggetto però di molte critiche perché alcuni settori di watching erano stati riservati a pagamento e le associazioni dei pensionati giustamente sono insorte alla discriminate economica [ “il ruolo di work-watcher non può essere riservato solo ai ricchi” ]. Il progetto in questi anni in diversi Paesi del Nord ha avuto il gradimento delle aziende che hanno allestito i siti di osservazione protetti, anche perché sono state incoraggiate da significativi sgravi fiscali. Afferma Ruud Stevenson proprietario della Kag, un’azienda edile locale: “Temevano inizialmente che le critiche di alcuni anziani petulanti potessero rallentare la produttività ma, ben presto, essi si sono rivelati una preziosa fonte di consigli per migliorare la qualità del lavoro. Inoltre le loro segnalazioni hanno permesso di individuare decine di operai inadempienti e sanzionarli”.
Fonte: R. B. et al J.O.I.R., Monograph Rotterdam 2016